Cari calciatori, non potrete mai vivere la gioia di noi tifosi
di Errico Novi
Ecco, immaginate dopo una vita da tifosi di vedere una partita in mezzo a loro, ai nostri azzurri. Immaginatelo. E se proprio vi sembra assurdo, se non credete sia possibile, riguardatevi il video qui sotto. Qualcuno lo avrà visto, qualcun altro lo scopre solo ora. Extranapoli ha avuto la fortuna di pubblicarlo sul proprio canale Youtube, quest’incredibile filmato proviene da una mano e un cuore azzurri, e soprattutto nostri amici. Il sogno è lì davanti ai vostri occhi che si srotola frame dopo frame. Tutto vero, può succedere, è successo al nostro amico Andrea. Non ci crede neppure lui e lo si capisce dalle urla, che almeno noi riconosciamo in mezzo a quelle dei giocatori. Ecco, il tifoso e i ragazzi in maglia azzurra che esultano insieme. Una magia e anche una sorpresa, un inedito che sconcerta: questi due mondi possono toccarsi davvero? La passione di un tifoso che da una vita segue il Napoli può mischiarsi con quella di chi ci gioca, magari qualche anno, e poi se lo lascia alle spalle per sempre? Forse, per quanto possa sembrare strano, dopo più di quarant’anni scanditi anche dai passi della sua squadra, Andrea a bordo campo nello stadio di Bergamo durante Atalanta-Napoli ha capito una volta e per sempre che quella distanza c’è, e non è mai del tutto colmabile.
E questo, sia chiaro, senza togliere nulla all’unità del gruppo messo in piedi da Sarri. Una delle squadre più unite, generose, determinate e sospinte dallo spirito di corpo che si siano mai viste dalle nostre parti. Lo si capisce anche da queste immagini, e dalle altre che Andrea ci ha inviato. Non tutte possono essere mostrate, un’altra la regaliamo ai lettori di Extranapoli in fondo a quest’articolo, ma basta lo splendido video suggellato dall’abbraccio tra Gonzalo e il mister per capire il senso della storia: un calciatore non potrà mai vivere fino in fondo la meraviglia della passione di un tifoso. Mai. Può esultare con lui, saltare e ballare sotto la curva, arrivare forse al limite massimo che è proprio quello raggiunto da Higuain, lui di lingua castigliana che a Napoli-Inter ha recitato a memoria il coro “A tua difesa” sotto la curva B. Eppure questi due modi diversi di amare la maglia non potranno mai sovrapporsi. E appunto forse bisognava trovarsi come Andrea a saltare per un 3-1 a Bergamo insieme ai ragazzi della panchina, per rendersene conto.
Viene da chiedersi: chi è il più fortunato dei due? Il tifoso che passa una vita aggrappato ai propri colori o il calciatore che li veste per qualche anno e poi li cambia? Non c’è retorica nella storia di Andrea, e non è che teniamo a fare classifiche. Però vogliamo dire a una cosa. Anche ai giocatori, anche a quelli del Napoli, a tutti quei ragazzi che hanno venti o venticinque anni come ne abbiamo avuti noi e che non sono mai stati su una gradinata a tremare per un 1-0 salvato al novantesimo, o per un trofeo strappato ai calci di rigore. Che diversamente da Andrea, per esempio, non erano abbarbicati agli scaloni della curva B il 10 maggio 1987, quando avvenne quello che mai avremmo creduto. E, sempre al contrario del nostro amico, non cominciarono a correre all’impazzata usciti dal San Paolo dopo il gol di Renica al 119° contro la Juve, quello che ci spianò la strada verso il trionfo di Stoccarda, Coppa Uefa 1989. Né erano al suo posto in curva San Luca, allo Stadio Dall’Ara di Bologna, quando vincemmo 4-2 e Diego venne a piangere di gioia sotto di noi, aggrappato alle transenne. E non erano nelle tribunette arrangiate degli stadi serie C e di serie B, quando ci finimmo per disgrazia, e forse erano lì in campo, a San Siro, a inizio ottobre, nel 4-0 al Milan, ma non stavano sull’anello del Meazza a cantate Oj vita oj vita mia con altri diecimila napoletani. E in tutti questi anni, in mezzo a tutti questi cori, a questi viaggi, a queste trasferte, alle delusioni e alle gioie, Andrea come noi tutti ha vissuto, camminato, gioito, sorriso per tanti altri motivi, ma la passione per il Napoli c’è stata sempre senza mai soffocare il resto, casomai lo ha reso più ardente. Quarant’anni così, di passione, contro i vostri dieci anni di gloria dietro a un pallone: cari ragazzi che correte sul campo, con affetto, ma siete sicuri di essere voi i fortunati?