Ma siamo proprio sicuri che la magìa della Champions non ci esalti anche in campionato?
di Errico Novi
Insomma, cari romanisti, voi vi beate della fortuna di non avere la Champions; confidate nel doppio impegno che dovrebbe farci arrivare stremati in primavera. Ma siete proprio sicuri? E a parte voi che siete giustamente interessati alla questione, hanno davvero ragione tutti quelli che attribuiscono al Napoli uno svantaggio in campionato per lo stress supplementare europeo?
Qualche dubbio ci sta. Intanto va detto che a questo tornante decisivo della stagione, Marsiglia in casa e Juve fuori nel giro di quattro giorni, gli azzurri arrivano bene. I pilastri della squadra sono tutti vicini al top della forma: i nuovi, innanzitutto, cioè Reina, Albiol, Callejon, Higuain, lo stesso Mertens (che stasera potrebbe togliere di nuovo il posto a Insigne) e l’invincibile Valon. Hamsik è finalmente in ripresa. Il vuoto strutturale al centro della difesa sembra almeno parzialmente colmato dal risveglio di Fernandez (tra lui e Cannavaro si gioca l’altro balllottaggio per Napoli-Marsiglia). Certo, Maggio e Armero al momento non hanno ricambi, ma Benitez non è tipo da spaventarsi per così poco. In ogni caso la condizione generale rende l’idea di un gruppo all’altezza del doppio impegno. Ora il discorso è proprio questo: il tour de force tra Italia ed Europa esalta o deprime? Moltiplica le forze, soprattutto quelle mentali, o le prosciuga?
Ci siamo abituati all’idea che sia vera la seconda ipotesi. Ce ne siamo convinti dopo aver visto all’opera il penultimo Napoli di Mazzarri: straordinario in Champions (fino a sfiorare l’eliminazione del Chelsea), a singhiozzo in campionato. Sono cambiate però almeno due cose. Primo: questo Napoli è nettamente più solido di quello di due anni fa, ha giocatori di spessore internazionale che allora mancavano, ha una rosa più equilibrata. Secondo: Mazzarri è sempre stato a disagio con il turnover, al massimo alternava Zuniga e Dossena, riusciva a ottenere spasmodici picchi di rendimento a cui però seguivano inevitabili cadute. Quindi non ci basiamo su quel precedente.
E poi: non è bello per un gruppo respirare l’atmosfera dell’empireo calcistico? Quell’ebbrezza vissuta nelle notti d’Europa non diventa poi cattiveria utile a marciare anche in campionato? Noi diciamo di sì. Questo è un segno tipico delle grandi squadre. Che si compiacciono della propria forza, e in ogni vittoria trovano non la tentazione dell’appagamento ma la molla per ripetersi. Benitez è il custode di quella sottile alchimia che genera nuova energia da ogni successo. Ci fidiamo di lui. E del nostro Napoli.