Le pagelle di Napoli-Liverpool 1-0

Forse la vittoria più illustre e bella del Napoli di De Laurentiis, sicuramente la prova di maturità del Napoli di Carlo Ancelotti. Mai come ieri siamo sembrati una grande squadra.
  • di Boris Sollazzo

    Ospina 7: ora abbiamo capito, non è un portiere. É un libero d'altri tempi. Mentre i suoi compagni impediscono agli avversari di tirare in porta, luogo dove lui si trova a suo agio, lui dimostra che da ultimo uomo davanti al portiere é perfetto. Uscite buone, accorcia la squadra, si offre come sponda. E poi a una manciata di secondi dalla fine quella scivolata perfetta in anticipo su Salah, che neanche Renica. Insomma non è colpa sua. Lui semplicemente sta giocando fuori ruolo. 
    Portiere volante.

    Maksimovic 7: fuori ruolo anche lui. Ma con una tigna e un'applicazione ammirevoli. É lui la chiave tattica che apre la partita, difende come un leone e presidia la fascia. 
    San Nikola.

    Koulibaly 8: Braida in tribuna lo osservava per il Barcellona, oggi in Inghilterra ripartirà l'asta per uno dei centrali difensivi più forti del mondo. Perfetto ed elegante, gli togliamo mezzo voto per l'ammonizione presa lanciandosi (da solo) in attacco. Strapotere fisico, tecnico, mentale. Alcuni suoi interventi ad arpione andrebbero studiati all'università.
    Gigante buono.

    Albiol 7: spesso aiuta nell'impostazione, quando il pressing si fa duro lui si fa sempre trovare. Dirige il reparto come Kubrick i suoi film: con puntiglioso talento. Ospina prova a farlo fuori, lui lo perdona. 
    Sa sempre cosa fare. O, cosa ancora più importante, dá sempre l'impressione di saperlo.
    Consigliori.

    Mario Rui 6,5: tira la carretta da un anno. Con grinta, un briciolo di follia e una tecnica individuale che sottovalutiamo. É un guerriero, non ha mai paura e se Dries di questi tempi non avesse la sfiga di Totò Cotugno a Sanremo, ora avrebbe un voto in più. Ma il belga il suo cross a 200 all'ora lo manda con la tibia sulla traversa.
    Super Mario.

    Hamsik 6,5: soffre perché deve lav(or)are palle sporche, complesse, pericolose. Soffre perché nei suoi spazi ne trova almeno 4 degli altri quando va bene. Soffre perché sta imparando ciò che altri mandano a mente in una carriera intera. Perde palloni, alcuni ne sbaglia, ma si prende responsabilità a non finire e metri di campo preziosi.
    Che pasta di capitano.

    Allan 9: lasciate che i palloni vengano a me. É il Papa dei tackle, difende i palloni più difficili con il corpo, l'anima e la sua inesauribile energia, come se fosse un figlio. Non molla mai, é ovunque, copre tre ruoli contemporaneamente. Quando non c'è un compagno da aiutare. Gli avversari ormai lo temono così tanto che già si preparano a perdere il pallone, ma con dignità.
    InchAllan.

    Fabian Ruiz 6: il ragazzo si farà. Lo vedi da come gioca, guarda i compagni, si muove. E pure dai tempi di inserimento che permettono alla squadra di trovarlo spesso in posizioni favorevoli. Ancelotti lo sta crescendo ma lui che non tira davanti alla porta per mettersi la palla sul piede giusto ricorda un altro spagnolo che ci fece ingoiare un calice amaro in Champions. 
    Michu.

    Callejon 7: che dire? Se Carletto può cambiare tanti moduli il merito é anche suo. La sua intelligenza tattica é inversamente proporzionale alla sua freddezza sotto porta (ieri si divora due gol, in uno lo salva il guardalinee con un offside inesistente) ma se possiamo passare dal 5-3-2 in copertura (quando Maksimovic stringeva verso il centro per aiutare Raul e Kalidou) al 3-3-4 o addirittura il 3-2-5 lo dobbiamo a lui. Ieri ci ha confermato che sarebbe il terzino destro che cerchiamo da troppo. 
    Menzione speciale per quell'assist a Insigne: ogni volta che quei due si trovano tu torni a credere nell'amore vero.
    Bubu7te

    Milik 6,5: si danna, si impegna, si cerca il piú piccolo spazio per essere decisivo. E ci riesce con quel sinistro al fulmicotone che rappresenta la sua mossa speciale. Una volta in area, nel primo tempo, una volta da distanze siderali: in entrambi i casi Alisson lo ferma con più culo che talento. Deve diventare più bravo negli ultimi 10 metri, ma in queste partite é prezioso.
    Il dio Arek

    Insigne 9: al 10' ha la prima occasione, fuori di un soffio. Al 90' ci fa esultare oltre ogni limite. É l'anima di questa squadra e sta diventando un bomber: da falso nueve perfetto, nei 10 metri in cui Milik non si trova a suo agio lui ha invece costruito la sua nuova riserva di caccia. Ieri sul gol si inserisce splendidamente e ritarda anche la scivolata perché sapendo di essere "curt'" sa di doversi buttare all'ultimo. Sempre più Baggio, ora sa unire tecnica e senso del gol. E Klopp continua a prenderle da lui.
    Ieri preziosissimo nel trovare sempre lo spazio più doloroso per gli avversari.
    Lorenzo il Magnifico 

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    Mertens 7,5: entra subito in partita, prende una traversa che grida vendetta - perfetti inserimento e scelta di tempo - poi nell'azione del gol decisivo sulla linea del fallo laterale si inventa una magia per lanciare Callejon. Dries sta tornando, nessuno lo lasci indietro.
    Piccolo grande uomo 

    Verdi 6: si mette subito a disposizione, si fa vedere e non si nasconde. Portatore d'acqua più che raffinato giocoliere - ma l'impressione è che Ancelotti nel 4-2-4 finale gli abbia chiesto i maggiori sacrifici - fa quasi tenerezza quando vuole portare via Lorenzo dalla curva, quasi abbia paura, a ragione, di perdere la concentrazione, lui e i compagni, per i minuti finali. Già uno del gruppo.
    Energia Verdi.

    Zielinski 6: fa quello che può, come sempre bene. Ieri é stato il grande escluso, per motivi meramente tattici. A volte a scacchi per vincere devi sacrificare la regina.
    Riserva di lusso, ma solo per questa serata.

    Carlo Ancelotti 8,5: non sbaglia mai. Guardi le formazioni, non capisci neanche come li metterà in campo e poi per magia lui ti fa sembrare che tutto sia ovvio, naturale. Anche se il 4-4-2 prima di renderlo stabile - si fa per dire - lo ha provato per venti minuti e Maksimovic a destra per quindici. É la sua vittoria, che arriva dopo Torino dove si poteva perdere convinzione e speranza. Ma d'altronde giá a Belgrado lui aveva avvertito tutti su quanto avrebbe potuto stupirci. Lui é riuscito ad unire ancora di più il gruppo - e senza fare il (para)guru -, a far crescere squadra e singoli, a cambiamenti tattici a cui in questo calcio non siamo più abituati. Diamogli tempo e speriamo che rimangano tutti, perché qui si possono fare miracoli. Anzi, già si fanno.
    Il mezzo punto in più per l'intervista: da campione quel "meno male che non abbiamo segnato con Mertens, mancava ancora troppo", da fuoriclasse il "il loro pressing? L'ho studiato in amichevole". Come rivalutare uno 0-5. E su Kassai, da signore, soprassiede su un fallo da espulsione su Allan non dato e sul fallo non fischiato a Mertens alla fine.
    Condottiero.

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