Ultras della curva A pronti a dissociarsi con un comunicato da eventuali accoltellamenti
di Errico Novi
Sicuramente ha avuto un suo peso il comunicato diffuso dagli ultras del Borussia lo scorso 6 settembre, quello che invitava i dortmunder in partenza per Napoli a tenere un «comportamento onorevole». Ma la svolta su cui sono al lavoro i responsabili della curva A è clamorosa e va al di là dello scambio di cortesie. A poche ore dalla supersfida tra gli azzurri di Benitez e i tedeschi di Lewandowsky, i gruppi organizzati sono pronti a diffondere un proprio comunicato. Un testo essenziale con cui prendere le distanze da ogni eventuale aggressione ai supporters in arrivo da Dortmund. Dell'idea si è discusso alcuni giorni fa, nelle riunioni tenute dagli ultras parenopei alla vigilia del match con l'Atalanta. A pochissime ore dall'esordio di Champions non è stata ancora presa una decisione definitiva. Le perplessità non mancano, e sono legate soprattutto alla scarsa propensione del tifo militante azzurro ad auto-promuoversi sui media. Ma resta il fatto che l'ipotesi è stata discussa tra i direttivi dei vari gruppi. È un segnale, una volontà comunque molto precisa di prendere le distanze dai teppisti di strada. Dai gruppuscoli delinquenziali – ed estranei alle sigle della Curva A – che negli anni scorsi hanno messo a segno varie "prodezze" proprio in occasione dei match europei.
Il peso dei precedenti: Napoli-Liverpool del 2010. Particolarmente gravi furono gli accoltellamenti subiti da alcuni tifosi del Liverpool nella gara di Europa League del 21 ottobre 2010: tre vittime colpite a freddo da piccole bande di delinquenti per lo più giovanissimi, sedotti forse dall'idea di compiere un'infamia di spessore "internazionale". Ne uscì male anche il titolare di un ristorante di via Mezzocannone che la sera prima della partita aveva cercato di fermare un raid contro alcuni inglesi ospiti nel suo locale. Azioni non solo criminali ma in conflitto anche con il codice ultras. Che concepisce gli "scontri" a una condizione: dall'altra parte devono esserci gruppi organizzati, tifosi militanti e non supporters "normali". In quell'Europa League 2010-2011 le bravate dei teppisti di strada produssero una conseguenza semplice semplice: quindici giorni dopo, nella gara di ritorno a Liverpool, i tifosi inglesi ricambiarono con gli interessi. A pagarne le conseguienze non furono i gruppi ultras azzurri, difficilmente attaccabili vista la loro consistenza, ma piccole comitive di tifosi partenopei "normali", costrette a precipitose fughe nei vicoli dietro Anfield road.
L'apprezzamento per il comunicato degli ultras di Dortmund. Tutto questo ha stufato i responsabili del vero tifo organizzato, in particolare quelli della curva A. L'idea del comunicato di "condanna preventiva" potrebbe essere anche accantonata, per ora. Nell'ottica della curva, le controindicazioni a una simile iniziativa non mancano. D'altra parte c'è grande apprezzamento per lo "stile", per la correttezza tipicamente ultras intravista nel comunicato dei tifosi di Dortmund. In particolare l'invito a trascorrere a Napoli una giornata «all'insegna di sport e mentalità». Espressione quest'ultima che riassume l'essenza del vivere ultras.
La nota ufficiale del Borussia. Proprio per questo, seppure il comunicato stampa dovesse saltare, resta in piedi l'ipotesi che la curva A assuma altre iniziative altrettanto clamorose in seguito, in modo da tracciare un solco definitivo tra tifo militante e delinquenza di strada. Nel frattempo gli stessi dirigenti del Borussia paiono aver decifrato perfettamente la situazione. In una nota diffusa poche ore fa ammoniscono i propri supporters in trasferta a Napoli a guardarsi soprattutto dalla «microcriminalità» e a evitare «i vicoli bui». Laddove, si legge, «il rapporto tra tifosi del Borussia e del Napoli è rilassato, soprattutto visto che un gruppo di ultrà del Bvb mantiene un'amicizia con il Catania, i cui fan sono in una relazione amichevole con i napoletani». Non dovrebbero esserci scontri tra tifoserie, conclude dunque il comunicato del Bvb, «a meno che non ci si comporti in maniera poco appropriata». Chiarissimo e coerente con il punto di vista degli ultras azzurri.