A Verona un Napoli senza spina dorsale e s'è visto
di Francesco Albanese
Andujar, Koulibaly, Gargano e Higuaìn. Fino ad ora la stagione del Napoli ci ha raccontato che questi quattro giocatori rappresentano la spina dorsale della squadra. Le fondamenta sulle quali costruire le fortune di un anno intero. Ebbene di questo poker di calciatori nel disastro veronese era presente solo il portiere (l'ingresso a partita in corso del Pipita in pratica non fa testo). A togliere di mezzo gli altri due ci hanno pensato gli infortuni. A mente fredda viene dunque da pensare che contro i gialloblù non poteva finire che in quella maniera infausta. Inler e Mertens sono andati fuori giri per l'eccesso d'impiego, Mesto e Britos sono entrambi reduci da piccoli infortuni, Hamsik e De Guzman sono appannati, mentre David Lopez è David Lopez. Higuaìn DOVEVA riposare e così non rimaneva che confidare nella buona sorte. Il trittico di sconfitte esterne (Palermo, Torino e Verona) ci dice che il Napoli non è in grado di competere ai massimi livelli su tre fronti. Gennaio ci aveva illusi, il ritorno delle coppe e del loro carico di fatica ci ha brutalmente fatto tornare con i piedi per terra. In queste settimane sono riaffiorati con nettezza tutti i difetti emersi in estate al termine del calciomercato. Mancano alternative capaci di non far rimpiangere i titolari. Dopo poche settimane i vari Maggio, Britos, Gargano e quindi Andujar da sopportati si sono trasformati in pedine essenziali di uno scacchiere evidentemente pensato male. La sfortuna (vedi forfait d'Insigne) unita all'eclissi degli spagnoli ha fatto il resto. Se siamo ancora in piedi lo si deve alla classe di Higuaìn, alle intuizioni di Gabbiadini e alla sfrontatezza di Zapata. Caro Rafa Benitez, qui si va avanti Spalla a Spalla ci mancherebbe, speriamo solo che la direzione sia quella giusta. A Mosca la prima prova senz'appello.