Se Gomez domenica non ha segnato siamo veramente usciti dal tunnel…
di Francesco Bruno
Ogni squadra ha le sue peculiarità, come se fossero scritte nel proprio dna. Il Milan, ad esempio, ha una forte vocazione europea e si autodefinisce a ragione il “club piu’ titolato al mondo”. L’anno scorso, prima guidato da Allegri e poi da Seedorf, gioco’ uno dei campionati piu’ anonimi della sua storia, ma riusci’ comunque ad approdare agli ottavi di Champions League. La Juventus dei record, che l’anno passato pareggio’ tre volte e ne perse due in 38 gare di campionato, rimedio’ gli stessi due pareggi e tre sconfitte in solo sei partite di Champions, confermando la sua storia recente di club vincente in Italia e perdente in Europa.
Il Napoli, da parte sua, da sempre porta scritta nel suo dna la capacità di resuscitare i “morti”. Quando giocano contro di noi di solito si risvegliano calciatori che non vedono la porta da tempo immemorabile. Il barbuto Moscardelli e Gennaro Sardo - per restare alla nostra bestia nera Chievo -, l’indimenticato arciere Calaio’ nell’ultimo Napoli – Genoa, Rolando Bianchi che ci rifilo’ una storica doppietta l’anno scorso a Bologna. Sono solo i primi nomi che tornano alla memoria tra quelli di tanti giocatori che, non avendo mai segnato in vita loro o essendo a secco da tempo, vanno puntualmente in gol quando vedono la maglia azzurra. L’ultimo a confermare la regola è stato German Denis, un habituée contro il Napoli, che ovviamente non timbrava il cartellino dall’inizio del campionato.
E’ per questo che, quando domenica pomeriggio ho visto entrare in campo Gomez, ho tremato. L’attaccante tedesco rientrava contro di noi dopo un lungo infortunio e non segnava dunque dalla notte dei tempi. C’erano tutti i presupposti per tornarcene da Firenze con l’ennesima beffa. Ma stavolta lo stellone, che contro il Chievo aveva indirizzato i trentatre’ tiri degli azzurri fuori o tra le braccia di Bardi – a proposito, altro esempio di calciatore che, seppur portiere, si è rivelato un fenomeno soltanto contro il Napoli -, ha deciso che era arrivato il momento di dare una svolta al campionato degli azzurri. Non solo il colpo di testa di Gomez si è stampato sulla traversa. Ma anche Rafael, che finora aveva incassato valanghe di gol, molti imparabili, alcuni irripetibili come il tiro di Hallfreðsson dopo venticinque secondi di gioco, ha dimostrato un’insolita sicurezza uscendo per la seconda partita consecutiva in presa alta per abbrancare il pallone. Certo, il nostro portierone ci aveva finora messo il suo, ma aveva indubbiamente bisogno di una benedizione. Chissà, siamo a Napoli, magari qualcuno gli avrà pure consigliato di andare dal famoso prete “ric...one” di Capodimonte. Non lo sapremo mai, ma di certo vincendo a Firenze siamo usciti dal tunnel.