di Antonio Moschella
Un po' avevano ragione i Guns 'n Roses quando, nel lontano 1992, pubblicavano urbi et orbi 'November Rain', la loro hit planetaria con maggior successo e al contempo più triste. Il mese che precede Natale e la fine dell'anno è spesso foriero di eventi nefasti, con il sole che appare sempre meno all'orizzonte e le temperature che iniziano a scendere. La malinconia di novembre, fotografata dal volto spento e cupo di un Manolo Gabbiadini alla ricerca di sé stesso da fine agosto, ha fagocitato il Napoli, con i soli tifosi a provare a ribellarsi a quel blocco emotivo che impedisce alla squadra di portare a casa almeno un risultato che dia fiducia. Dopo un ottobre stentato, dove magari perdere a Torino e capitolare con la Roma ci poteva anche stare, per una questione di valori tecnici degli avversari, novembre è stato la conferma dello scricchiolio di tutte le travi che compongono l'ormai diroccato fortino azzurro.
Maurizio Sarri è purtroppo schiavo di sé stesso e del suo calcio fatto di arabeschi, un gioco che appena si sbaglia anche solo un appoggio di prima inizia a perdere effettività. Il 4-3-3 non si cambia neanche se forse un ritorno al 4-3-1-2, almeno a partita in corso, potrebbe giovare, e l'ostracismo verso Rog risulta quantomeno dubbioso. Al di là dei presunti errori tattici, il vero problema del mister sembra essere la poca esperienza al momento di reggere la pressione, nonché alcune discutibili dichiarazioni alla stampa. Dire che ieri il Napoli ha fatto un ottimo match suona quantomeno come un'iperbole, anche perché senza la deviazione di Cannavaro gli azzurri non sarebbero nemmeno passati in vantaggio. Hisaj è un altro rispetto alla stagione scorsa, Gabbiadini è un pesce fuor d'acqua incapace di giocare spalle alla porta, mentre Jorginho fatica persino a verticalizzare, che sarebbe la sua specialità. Se poi sui corner si continua a sperimentare schemi avanguardistici allora è inutile andarli a cercare.
5 punti su 9 in campionato e due pareggi su due in Champions sono l'indicatore di un Napoli nichilista a novembre, il sui azzurro si è sbiadito fino a diventare grigio scuro, attendendo con ansia le luci di Natale ma soprattutto il regalo che la Befana del mercato potrebbe portare lì in avanti, dove la truppa di Sarri ha perso incisività e mordente, nonostante i numeri dicano che i gol siano praticamente gli stessi dell'anno scorso a quest'altezza. Per fortuna novembre è finito, e la stagione è ancora lunga. Il test di venerdì con l'Inter potrebbe rappresentare una motivazione importante, un punto di inflessione di un autunno sciagurato, cominciato con l'infortunio di Albiol e il contemporaneo primo gol del Benfica al San Paolo. E sarà proprio il match di Lisbona tra una settimana lo spartiacque della stagione. Avere l'obbligo di fare risultato al Da Luz potrebbe essere una sveglia per tutti e qualificarsi agli ottavi di Champions sarebbe la migliore medicina per un Napoli malaticcio e zoppo.