di Francesco Albanese
Che strana quella maschera di Gargano. Una protesi in titanio che protegge lo zigomo fratturato ne aumenta il valore (nel senso del coraggio) di chi la indossa. Non è la prima volta che accade qualcosa di simile. Nel basket gli occhiali di Kareem Abdul Jabbar hanno accompagnato la sua leggenda e che dire della montatura di Davids o del caschetto di Cech? Insomma quella che dovrebbe essere una menomazione, se unita alla voglia dell'atleta di superare il limite, può trasformarsi in un prezioso alleato. Il pubblico ammira il senso del sacrificio, i compagni apprezzano il carattere, così come aumenta il rispetto degli avversari. Per carità non sempre la maschera è garanzia di qualità, molti sono i giocatori dimenticabili scesi in campo in quelle condizioni (Cribari con la Lazio per esempio). In altri casi si è andati oltre: Inler per fortuna non è mai dovuto scendere in campo indossando le fattezze di un felino africano. L'immagine del Gargano mascherato e feroce che pressa Nainggolan e fa partire l'azione del raddoppio contro la Roma però difficilmente potrà essere dimenticata. La riabilitazione (per colpa della sua "simpatia" interista) dell'uomo di Paysandù era già a buon punto, la maschera ha fatto il resto.
Autore
Francesco Albanese
Giornalista, lavora a Teleroma 56. Krol e Palanca le prime passioni tinte d'azzurro.