di Gianmario Mariniello
Ieri al San Paolo erano pochi ma buoni. Pochi mugugni dalle tribune Vip all'ennesimo passaggio sbagliato di Maggio e all'unico errore di Insigne (ieri il migliore in campo) ma il resto dello stadio ha avuto un atteggiamento tipo il tanto ammirato Westfalenstadion. Fino alla fine con la squadra. Anzi, soprattutto all'inizio. Dopo il solito eurogol del Carneade ospite (miracoli del San Paolo), il pubblico ha incitato, il Napoli ha risposto e finalmente ci siamo consolati. Sembra una favola a lieto fine.
Non lo è. Non eravamo delle pippe dopo Berna e non siamo dei fenomeni dopo la vittoria contro l'odiata Hellas. Resta una buona squadra, con dei limiti evidenti. Prendiamo sempre gol da un inserimento centrale, i due mediani non difendono la retroguardia, i terzini spingono male, resta una sensazione di precarietà perenne, specie quando andiamo in vantaggio. Però questo Napoli tanto contestato è primo nel girone europeo, a due punti dal 3º posto, a cinque punti da una Roma dipinta da mesi dai napoletani come se fosse di un altro pianeta. Il tutto in un'annata che se parli col tifoso medio pare un disastro apocalittico.
A ogni modo, ieri il Napoli ha dimostrato di saper giocare bene a tennis. Vedremo cosa combineranno quando si tornerà a giocare al calcio. Quello brutto, sporco e cattivo dei campetti di periferia. Tipo Bergamo.
Intanto, tra il brutto calcio di Milan, Inter e Fiorentina, tra una Roma che si è ammosciata e una Juve sempre brava con i suoi top player in maglia fluorescente, io mi godo lo spettacolo di Zdenek Benitez. Almeno fino a mercoledì.