Fermate la jihad azzurra vi prego
di Boris Sollazzo
Lo so, siete a disagio. Voi che come me avete quasi timore a tirar fuori la vostra fede azzurra. Ma non di fronte a tifosi di altre squadre che ci odiano anche violentemente: in quel caso esponete il petto fieri e difendete la città e la maglia. No, quella paura, quell'ansia ora vi prende davanti al vostro compagno di stadio, di trasferta, di bar. Erano anni che c'erano avvisaglie di quello che stava accadendo, ma abbiamo voluto tutti ignorarlo. È in atto una jihad azzurra. Sì, nel periodo migliore di questa nostra squadra meravigliosa, era Maradoniana esclusa, è in atto una lotta intestina drammatica. Vi immaginiamo, indignati, di fronte alla provocazione di una definizione così estrema. Eppure, pensateci, è così. Da una parte i papponisti. Fanatici, estremisti, irrazionali. Vivono nel mito di un passato preciso, in cui il califfo Ferlaino appare come un santo laico, un Maometto che se non va allo scudetto lo scudetto viene a lui, nonostante lo abbiano vilipeso per anni, e in cui Marino non è più Pierpanza.
Vagheggiano slogan folli "tipo meglio in C che con un presidente così", vogliono Aurelio De Laurentiis fuori dal Napoli e dall'universo mondo. A poco serve far notare loro che magari potrebbe arrivare di peggio. Loro sono convinti che ucciso il grande nemico con un atto kamikaze (tipo, non andare allo stadio o magari sperare in pessime annate che lo spingano ad andarsene) andranno in un paradiso con 72 scudetti e sceicchi ovunque, con top player che cresceranno nelle "strutture" reclamate dall'imam Nicolas Higuain. Il loro nemico però non è da meno. In questa Jihad è come il colosso americano - di sicuro gli piacerà il paragone -: come gli USA ha atteggiamenti arroganti, brandisce il potere che ha non per capire chi ha di fronte ma per dominarlo, dall'alto della sua superiorità, lancia bombe da 40 euro a curva (un'ignominia), provoca con la propria ostentata modernità svilendo la tradizione e gli dei di quel popolo.
Pretende di esportare la aureliocrazia ma in fondo porta benessere ma non un reale cambiamento dello stato delle cose. Vorrebbe cambiare la città con idee straordinarie, ma non è riuscito a costruire una società che andasse oltre di lui. E senza di lui tutto tornerà come prima. In mezzo ci siete voi, ci siamo noi. I napoletani moderati. Quelli che riconoscono quanto sia stato importante l'arrivo di qualcuno da fuori mentre stavamo morendo vittime dei nostri errori, quelli che del sano realismo si fanno un dovere. Per intenderci: ok, gli americani ne hanno fatte di ogni, ma ci hanno anche liberato dal nazismo. Direi che prima di trovare un leader migliore, mi terrei anche controvoglia chi mi ha liberato da ciò che da solo non ero stato capace di sconfiggere. Anzi neanche di combattere. State male perché nell'estremismo militante di questi anni e soprattutto degli ultimi mesi, la violenza è massima. Il papponista ti dà subito del venduto e ti accusa di essere integralista, per aver risposto alle sue sacre parole: ti lancia una sharia con cui maledice ogni tua parola. Usa toni e parole offensive mutuate dai tanti imam che ci sono da sempre o spuntati solo ora, per convenienza. Ma fate attenzione, anche gli altri, gli aurelisti - non di rado papponisti redenti - sono altrettanto fanatici (lo so vi sentite come in una faida tra sciiti e sunniti). In base al principio di infallibilità del presidente raccontano la realtà a volte persino mutando l'interpretazione dello stesso avvenimento data da loro stessi pochi anni prima. Un po' come i fumatori che hanno smesso, diventano intolleranti verso quel fumo che prima ispiravano. Loro sentono una superiorità morale sugli altri, come fossero gli unici illuminati. Ma dai loro salotti non riescono neanche a sentire le urla del popolo, figuriamoci capirlo.
Subiscono il culto della personalità oppure ambiscono a servirlo. Poi appunto ci siete voi. Voi che non avete problemi a ringraziare un presidente che vi ha portati dalla C alla Champions in così poco tempo da farci dimenticare l'inferno (e sì anche la merda) in cui eravate piombati, ma che vi indignate per le curve contro il Milan a 40 euro, atto di guerra insensato e volgare a un popolo che non puoi identificare in chi ti contesta. Voi che riuscite a capire che di sicuro c'è ostracismo di altri presidenti e dirigenti nei confronti del nostro, ma che vi dite "o è colpa sua o è colpa loro". E allora vi incazzate, perché nel primo caso deve correggersi, nel secondo ci dica cosa fanno gli altri (vedi l'assurdità degli affari Maksimovic e Peres), quanto sono scorretti, e noi saremo accanto a lui, perché di scudetti comprati e venduti, con il resto di due, non ce ne facciamo nulla. Voi, che ora passate per venduti, vigliacchi, tifosi ragionieri, solo perché vi sforzate di dire che no, Higuain, il coniglio ingrato, GH71, non ha liberato 140 milioni di euro. Voi che rimarreste delusi se non arrivassero almeno altri due acquisti e nel caso lo criticherete. Voi che magari avete il torto di ricordare le lacrime del fallimento o Gaucci. Voi che magari sperate in un mondo (e in un Napoli) migliore ma non per questo dimenticate Saddam, Gheddafi e i talebani. Vi derideranno. Emetteranno una fatwa contro di voi: "guai a te se osi dire che Zielinski è forte, Napoli non è Empoli", salvo poi rimpiangere Diawara, perché evidentemente Napoli non è Empoli ma un po' Bologna sì.
Riprendiamoci il nostro Napoli, tutti insieme. Mi mancate, ci mancate, ci manchiamo. Forse, vedendoci uniti, riempendo lo stadio (con la porcata dei 40 euro ci ha dato un'opportunità: abboniamoci in massa per un costo medio a partita di 18,5 euro), tornando a cantare e ignorando il potere e il fanatismo, seguendo solo la maglia, sapremo forse trovare qualcun altro, invogliarlo a essere dei nostri. Uno che ci unirà. Altrimenti ci rimane comunque l'essere napoletani. La nostra unicità. Basta, vi prego con questa grottesca jihad azzurra (che faremo se torneremo a Varricchio e non a Maradona?). È dolorosa e ci sta distruggendo.