Don Rafe' e il Napoli salutano il 2013 e ora sotto con un conto in sospeso
di Francesco Bruno
Il primo semestre azzurro targato Rafa Benitez si appresta ad essere archiviato. E' inutile negarlo, il tecnico iberico, che ha vinto tutto e che si è rimesso in gioco sposando il progetto Napoli di De Laurentiis, ci ha affascinato subito sin dalla conferenza stampa di presentazione. L'aspetto rassicurante e il suo curriculum prestigioso non cancellarono tuttavia un pizzico di giustificato scetticismo. Ripartire con una nuova visione tattica e senza Cavani, dovendo dare continuità ai risultati conseguiti durante la gestione Mazzarri, non sembrava impresa facile. I numeri collezionati dagli azzurri da fine agosto ad oggi confermano la bontà della scelta Benitez. Il Napoli ha due punti in piu' rispetto allo scorso campionato, addirittura nove in piu' rispetto a quello di due anni fa, quando ugualmente fu impegnato in Champions League. Nel ranking Uefa il club partenopeo è diciottesimo, seconda squadra italiana dopo il Milan, società che ha nel suo corredo genetico la vittoria nelle competizioni europee. Se poi confrontiamo la media punti tenuta finora dagli azzurri con quella conseguita negli anni d'oro maradoniani, ovviamente con la riformulazione dei tre punti a vittoria, notiamo che il Napoli di Benitez eguaglia dopo diciassette giornate il Napoli del primo scudetto e supera addirittura quello vincitore del secondo.
Numeri impressionanti, ridimensionati soltanto dalla straordinaria cavalcata di Juve e Roma. Numeri che, da soli, basterebbero a zittire i soloni che inscenano processi televisivi quotidiani a Benitez e al suo presunto integralismo tattico. Numeri che pero' non possono nascondere i limiti tecnici mostrati sul campo dagli azzurri, evidenziatisi soprattutto nei frequenti sbandamenti della retroguardia e nelle tante palle perse in fase d'impostazione del gioco. La squadra azzurra in questa prima fase di stagione si è mostrata costantemente fragile nella fase difensiva. Quasi in ogni match il Napoli ha dato la sensazione di trovarsi in difficoltà quando attaccato: il centrocampo ha faticato a fare filtro, gli esterni difensivi hanno patito il cambio di modulo e, nel reparto arretrato, l'unico a giganteggiare è stato Albiol. Ma se indietro il Napoli ha ballato, in avanti ha danzato tutt'altra musica. Il ricordo del Matador Cavani è sempre piu' sbiadito. E' arrivato un top player come Higuain, in grado di segnare e allo stesso tempo di giocare per la squadra. E' stato acquistato Callejon, giunto a Napoli in sordina e poi rivelatosi un fortissimo esterno offensivo con qualità da spietato attaccante. Fanno ammattire le difese avversarie Pandev, Mertens e Insigne, anche se lo scugnizzo di Frattamaggiore è stato finora sfortunato in campionato, rimediando solo pali e traverse.
L'impressione, insomma, è quella di un Napoli spaccato in due. Tocca adesso a De Laurentiis e Bigon riequilibrare la compagine azzurra nel mercato invernale, sfruttando anche la credibilità internazionale di Benitez, capace di estrarre dalla sua agenda telefonica i numeri dei piu' grandi calciatori in circolazione, per provare a rendere appetibile il progetto Napoli quasi quanto il Barcellona o il Liverpool. Con qualche innesto in difesa e a centrocampo e i rientri di Hamsik e Zuniga, gli azzurri potranno dedicarsi al girone di ritorno del campionato che vedrà tutte le grandi italiane passare sotto le forche caudine del San Paolo. E potranno competere in quell'Europa League quasi ridicola nella fase a gironi ma che ora, ai sedicesimi, presenta un tabellone composto da big del calcio europeo. Non sarà come la Champions, ma giocarsi la finale della seconda competizione continentale a Torino contro la Juventus è un'idea molto suggestiva. Il conto lasciato in sospeso in quel di Pechino grazie all'arbitraggio dell'ineffabile Mazzoleni potrebbe finalmente essere saldato.