Che cosa resta di un divorzio?
di Nello Del Gatto
Cronaca di un divorzio annunciato. Quello andata in scena ieri a Castelvoturno è nient’altro che questo. De Laurentiis ha dato il benservito a Benitez e a Bigon. Il primo, da signore, ha addotto motivi familiari (poi smentiti dal fatto che ha detto che a tutti i suoi dispiace che lasci Napoli). Del secondo non è pervenuta traccia. Per Benitez il presidente ha avuto ottime parole, dicendo che se il Real Madrid lo prende è confermata la sua scelta. Ma per Bigon, non ha avuto le stesse parole dolci, quando ha detto che “spendere di più non significa spendere meglio” e ha fatto gli esempi di Pogba e Tevez per dire: abbiamo speso soldi per brocchi e altre squadre prendono campioni anche a parametro zero. Come dargli torto? A parte questo momento di lucidità, i discorsi di De Laurentiis hanno spaziato dalla solita supercazzola per evitare di rispondere sul prossimo allenatore (ha parlato di sicurezza, di giovani, di Fifa, di Uefa, di Isis, di Alfano…) alla diffusione del suo verbo (ho portato il mio concetto di società nel Napoli). I ds e i dg nel calcio, per lui, sono figure superate. Ha detto che quest’anno il Napoli perde 20 milioni a bilancio. Ha detto che ne investirà 30 sullo stadio. Ha detto tanto, e di più, meno, forse, quello che tutti volevano sentirsi dire. Invece l’impressione è che Benitez non abbia detto tutto e che la questione familiare sia più una via d’uscita signorile che un vero motivo. Delle due l’una: o con la sua faccia bonaria, il suo accento simpatico e il fisico a Barbapapà (che sento mio…) mascherano un bipolare, un falso, uno spergiuro. Oppure ieri ci hanno preso per i fondelli. Non era Benitez quello che qualche giorno fa parlava di un piano di investimenti con la società? Ora dice che la quetsione è la famiglia. Ma perché, se dovesse andare a Madrid, i suoi si trasferiranno dall’Inghilterra? In ogni caso, mica stiamo parlando di venire da Shanghai ogni week-end! Qualcosa non torna. Le sue risposte, hanno dimostrato la passione che il tecnico spagnolo per Napoli e il Napoli è tanta. “Per napoletani è importante stare spalla a spalla uniti vicino alla squadra, perché altre realtà sono più forti mediaticamente”, ha detto il tecnico, ribadendo che per lui l’unica cosa che conta è vincere domenica con la Lazio, andare in Champions ed eventualmente battere il record di gol (104, ora siamo a 102). Benitez si è comportato da signore quale è ricordando che “questa è la squadra che ha vinto di più negli ultimi 25 anni a Napoli, ha bisogno del sostegno di tutto l'ambiente. Siamo stati un passo dal fare storia episodi cambiano risultato non lavoro svolto (si riferiva soprattutto alla semifinale di Europa League). Come dicono i tifosi? Al di là risultato”. Benitez ha anche detto che sono stati ingiusti i cori contro i napoletani, ancora di più sottolineando il suo legame. Il futuro? Il tecnico lo deciderà con la famiglia. Il presidente, nella sua supercazzola, ha detto che deciderà presto l’allenatore, che dovrà avere le sue idee. “Come le ha Benitez”, ha detto, forse rendendosi conto che in questa affermazione non ci crede neanche lui. Alla fine, rimuginandosi, mi è rimasto l’amaro in bocca. Capisco la necessità di chiarire, capisco la necessità di definire una situazione instabile, ma aspettare qualche giorno, no? Se ce c’è una cosa che è mancata a questo Napoli, anche per colpa di Benitez (che assolvo su tutto il resto e che mi mancherà molto), è stata la mentalità. La cazzimma. È mai possibile che giocatori che sanno di partire, allenatore che sa di andar via siano così motivati da scendere in campo e tentare l’impossibile per dare una qualificazione in una coppa che non giocheranno con quei colori? Certo, sono professionisti e questo ci si aspetta. Ma la tempistica non la capisco. Sono settimane che si parla di questo divorzio e si rimanda l’annuncio. Si doveva fare anche alla vigilia della semifinale. Forse per scaramanzia, visto come è andata quella, si è deciso di farlo ora. Io rimpiango Benitez. Ma in fondo, molto in fondo, ho fiducia in De Laurentiis. Ha detto di aver parlato da tifoso quando ha annunciato ad inizio campionato lo scudetto. Io non credo sia davvero tifoso, ma è un calcolatore, e se il Napoli vince incassa, se incassa lui non perde. Quest’aria da guascone mi piace, mi appartiene, anche se non condivido spesso i modi e i tempi. Il problema è che si attacca al cavallo sbagliato. Il don Chisciotte si può fare se combatti i mulini a vento, non se gli sei amico.