Che cosa manca per diventare una big

Benitez ha messo il Napoli sul binario giusto, ma serve lo squillo d'autore lontano dal San Paolo.
  • di Francesco Albanese

    Trasformare I fischi per Insigne in applausi scroscianti. Fatto.

    Convincere quel testone di Del Bosque a convocare Callejòn. Fatto.

    Distruggere la chiesa al centro del villaggio per metterci uno zeppolificio (cit. Alessio Capone). Fatto.

    Ridurre al silenzio gli astiosi nemici del turnover. Fatto.

    Permettere a De Guzman di realizzare la prima tripletta in carriera. Fatto.

    Ci fermiamo qui solo per citare i prodigi più recenti messi a segno da Benitez, i cui meriti sotto questo profilo sono indiscutibili. Naturalmente non ci può fermare sul più bello. Lo scorso anno Rafa amava ricorrere alla metafora della maratona per indicare quanto lungo e faticoso fosse il cammino in campionato. Sappiamo tutti com'è finita. La rimonta non ci fu e così la maratona ora ha lasciato il posto al motto “Spalla a spalla”, naturalmente accompagnato dal necessario “echilibrio” nel bene e nel male. Di strada questo Napoli ne deve fare ancora tanta. Antichi difetti come la gestione del risultato e la scarsa cattiveria sotto porta sono duri a morire, ma i progressi delle ultime settimane sono evidenti. Aggiungiamoci pure un pizzico di buona sorte che gli azzurri certo non hanno avuto all'inizio di questa stagione. Che cosa manca dunque? Ripercorrendo i primi 400 giorni napoletani targati Benitez, si può affermare che a latitare sia ancora una grande impresa in trasferta. Capiamoci: vittorie come Firenze e Milano dell'anno passato non le abbiamo dimenticate, ma non furono “grandi” successi. In quelle occasioni vedemmo un bel Napoli, ma gli episodi furono determinanti (rigori parati, rigori non concessi etc.). A voler essere pignoli dobbiamo ancora vedere un “Napoli-Roma” o un “Napoli-Juve” lontano dal San Paolo. Non lo vedemmo lo scorso anno in Champions, né tantomeno in Europa League. Naturalmente si parla di successi esterni riportati contro avversari di rango. Un'affermazione sul campo del Sassuolo o del Genoa vale sempre tre punti, ma imporsi in casa di qualche big con autorevolezza forgia il dna di una squadra che vuole diventare grande. Il sentiero intrapreso è quello giusto.

     

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