«La sera che De Laurentiis piantò in asso De Niro per stare con noi». Ecco a voi Roma Azzurra
di Errico Novi
Roma è così. Giri una sera qualsiasi, per le strade del centro o di periferia, sai che Roma e Lazio giocano il giorno dopo eppure all’improvviso senti un boato. Un “gooool” e altre urla indistinte che vengono da mille finestre, li vedi all’improvviso che si affacciano. È il Napoli che ha segnato, Roma e Lazio non c’entrano, è il Napoli delle decine se non centinaia di migliaia di cuori partenopei sparsi in ogni dove. È come se qui la passione azzurra vivesse sotto traccia per poi esplodere all’improvviso, inaspettata. Ci sono dei posti, certo, dove sai che questo accadrà. Uno è sicuramente Anni cinquanta, pizzeria che incontri in via Flavia, appena dietro via Veneto. Lì ogni volta che i ragazzi di Benitez sono in campo si radunano gli appassionati del Napoli club Roma azzurra, un vero punto di riferimento. C’è una sala riservata tutta a loro. E soprattutto c’è una storia ormai trentennale. «Sì, siamo nati nel 1985, c’era un entuasiasmo incredibile, era appena arrivato Maradona», racconta il presidente Gino Di Resta. Lui è un tifoso storico, un’istituzione per i romani di fede partenopea. Comincia tutto con una radio, Europa 3, dove Gino inventa una formula di successo, la diretta a due voci con Kiss Kiss, emittente che già all’epoca aveva i diritti delle partite. «Tecnicamente creammo una coppia telefonica, in pratica lo studio di Napoli mi faceva intervenire durante la trasmissione, e io a mia volta facevo i miei commenti a uso esclusivo degli ascoltatori qui a Roma. Linea azzurra, si chiamava il programma, ed era seguitissimo. All’epoca la radio era tutto, per i tifosi».
Certe tradizioni non si perdono. «In seguito ci siamo spostati su Elleradio, con una trasmissione intitolata Tuttazzurro. Anche quella è diventata un cult per tanti degli ormai 400mila napoletani che vivono all’interno del Raccordo anulare. Non saranno proprio tutti malati di calcio, certo. Ma siamo davvero una marea». Elleradio si chiama così dall’iniziale di Ezio Luzzi, la mitica voce di Tutto il calcio che con suo figlio Paolo ha inventato uno spazio calcistico di qualità nell’etere romano. «La cosa bella è quando ti chiamano da Stoccolma o da Montreal», si inorgoglisce Di Resta, «e ti dicono che è come stare a casa, a Napoli. Sono i miracoli di noi partenopei che siamo dappertutto».
Roma azzurra va fiera dei suoi molti soci illustri, come mi racconta per primo Arturo Matarazzo, che dirige la polisportiva collegata al club e organizza le trasferte: «Figure del mondo dello spettacolo, da Marisa Laurito a Rosalia Porcaro e ad Arturo Postiglione, e non mancano i giornalisti, come Sandro Ruotolo». Ma per Di Resta e i suoi amici resterà indimenticabile soprattutto la festa dell’11 febbraio 2011, quella a cui prese parte addirittura Aurelio De Laurentiis: «Ecco, eravamo nel salone dell’Hotel Bella ’mbriana, sull’Aurelia, dove lavora mio figlio, che si chiama anche lui Aurelio. Al presidente mandammo la scorta, lo facemmo accogliere da 6 steward con tanto di cravatta azzurra. De Laurentiis fu entusiasta, mi dicevano che non sarebbe mai venuto, invece si trattenne ben oltre il previsto. E pensate, per stare con noi arrivò in ritardo alla cena con Monica Bellucci e Robert De Niro, gli attori di Manuale d’amore 2, che sbarcava in sala proprio in quei giorni. Sono quelle cose della vita che ci ripensi e fai fatica a crederci. Il merito per quella serata va a Marco Fassone, attuale direttore generale dell’Inter, all’epoca al Napoli, di cui sono amico. Vennero anche lui e il capo dell’ufficio stampa Guido Baldari. Loro due si trattenero anche dopo che il presidente ci salutò, andammo avanti fino a mezzanotte. Il giorno dopo il Napoli vinse 2 a 0 con la Roma all'Olimpico, doppietta di Cavani».
E sì, quella vittoria resta indimenticabile per tutti gli azzurri della Capitale. «Però io non scorderò mai che cos’è stato il calcio prima che diventasse il circo galattico di oggi, io ho impresse ancora le facce dei napoletani che arrivavano all’Olimpico per Roma-Napoli o Lazio-Napoli: una festa di popolo, un gusto per il folclore che oggi si è perso. C’era chi si portava il ciucciariello nel pullman e qualcuno della spedizione restava a fargli la guardia sul Lungotevere, e rinunciava alla partita. C’erano quelli che portavano le bare giallorosse. E quelli come me che già c’erano», racconta Di Resta, «perché io ho una storia un po’ alla De Crescenzo: papà era di Sessa Aurunca, fu trasferito a Roma e mia madre mi partorì qui pochi giorni dopo». Salutiamo Di Resta e i suoi amici, alcuni sono nella foto che trovate impaginata qui a fianco, tra gli altri Vincenzo, Alfonso Postiglione, Luigi, Gino Di Resta (al centro con la giacca blu), Luca Marasciulo. Manca nell'occasione ma è figura storica del club dai tempi della fondazione, Nino Tavernier, da poco eletto presidente onorario. I ricordi sono tanti, le storie da raccontare pure, e qualche chicca è nel video che vedrete postato sotto questo articolo. Di sicuro il fiume della passione azzurra che scorre per Roma nasce lontano ed è destinato portare con sé altre favole ancora, altre vittorie da celebrare con i cortei in via del Corso. E ancora tanti cuori partenopei continueranno a sentirsi a casa, come se quei duecento chilometri scomparissero per magia.