Caro Boris, Rafaelita che non sei altro...
di Giulio Spadetta
Caro Boris, Rafaelita che non sei altro, ho voglia di litigare con qualcuno. Quindi caro Boris ti scrivo, così ti insolentisco un po’.
Lo vuoi sapere perché sto incazzato come un pitone? Forse no, ma tanto te lo dico lo stesso.
A mente fredda io accetto le sconfitte e i pareggini, ma devo sapere che il Napoli non poteva fare meglio di quanto ha fatto. Devo poter pensare che tutto è dovuto alla stanchezza, alla forza degli avversari… E poi c’è la sfortuna, l’arbitro… Anche a fronte di un risultato deludente, per mettermi il cuore in pace ho bisogno di riconoscere alla mia squadra il massimo impegno. E non mi pare proprio che sia il caso del Napoli di Livorno, così come non è stato il caso a Bergamo, a Bologna, col Chievo etc… E no, se si può fare di più, come tifosi dobbiamo esigere uno sforzo maggiore, invece di quella specie di melina a due all’ora che abbiamo visto certe volte. Perché le volte cominciano a essere troppe, Boris.
A me sai perché piaceva il Napoli degli anni scorsi? Perché erano un branco di brocchi, tolti due o tre, ma rifiutavano in blocco la loro indole di pippe e scendevano in campo animati da un sentimento di rivalsa. Il motto era: “Mo ti facciamo vedere noi”. Scusami, lo so che preferisci il “sin prisa y sin palle” (ops…). Insomma, come il calabrone non potrebbe volare perché ha il corpo troppo pesante ma siccome non lo sa vola lo stesso, così il Napoli era un po’ scarso ma riusciva a essere più forte di quello che era. Certo, c’era Cavani che faceva un sacco di gol… A proposito, com’è questa storia? Cavani segnava perché era forte di suo, e invece Higuain segna solo perché il suo allenatore è un genio? No, tanto per sapere…
E comunque i giocatori degli anni scorsi, oggi derisi dai coltissimi frequentatori del web azzurro (o dovrei dire giallo celeste?), avevano la rabbia dei pezzenti in rivolta.
Quelli di oggi invece no. Eh no, loro sono di nobili casate, vengono da sacri lombi, e quando si ritrovano azzannati alle caviglie da quei proletari del Chievo o del Livorno, li guardano con la stessa espressione sdegnata di una principessa che ha appena pestato una cacata. Ma Shit Happens, come dicono gli autoadesivi sui camion. E Quando sei nella merda ti devi trarre d’impaccio, non puoi stare là a dire “Ohibò, cos’è questo schifo, lei non sa chi sono io”. Già, ma chi c… siete? A me quest’aria da nobili che non si sporcano le mani mi fa girare le scatole (e sono un signore a dirla così). Anche perché poi dinanzi ai re d’Inghilterra, nella reggia dell’Emirates, si sono prostrati e hanno firmato una resa senza condizioni. Per non parlare della soggezione con cui hanno affrontato quel tiranno arrogante e corrottissimo di Torino. Là l’unico a giocarsela fu quel Masaniello di Lorenzino, che non si arrese mai (è uno dei tanti motivi per cui gli voglio bene). Oddio, che volgare quell’Insigne, si batte fino in fondo invece di ritirarsi nobilmente nei suoi appartamenti…
Scusa Boris, ti posso suggerire lo slogan della tua rivoluzione rafaelita? Eccolo qui: “Quando il gioco si fa duro i principini smettono di giocare”.
Insomma, tolti i primi due mesi di successi (28 punti in 11 giornate) è cominciato un cammino molto esitante, con 24 punti negli altri 15 incontri. E con un punto e mezzo a partita non vai da nessuna parte, è un passo da sesto posto. E’ strano che un dato del genere non venga mai esaminato da quei raffinatissimi analisti amici tuoi, quelli in grado di definire al millimetro la posizione di Hamsik pur di dare ragione all’allenatore del Napoli Rafael Benitez (Oppure devo chiamarlo Rafaeluccio, così ti faccio contento?).
E’ vero, non dobbiamo cadere nella logica del “Devi vincere”, ha ragione Massimiliano Gallo quando dice che quel coro è odioso. Però come tifoso io “Vorrei vincere”. Anche perché di amore “al di là del risultato” ne ho dato fin troppo.
Ecco, non si scherza coi sentimenti e io mi sono scocciato di questa squadra che fa la signorinella pudica, questo Napoli Gattamorta che una sera si concede alla grande e poi il giorno dopo ti rivolge uno sguardo distratto e altezzoso, sembra dirti “Eh, mio cavo, tu pvetendi tvoppo”. Eh no, mio bel Napoli, se vuoi l’amore mi devi stare affianco sempre, devo sentirti vicino nella buona e nella cattiva sorte, altrimenti ti mando affanculo.
Sì, sì, hai ragione, ho esagerato come al solito. Sì, la Coppa Italia, l’Europa League, i tanti impegni… Vabbuò hai ragione tu. Ma sono andato in freva lo stesso.
La prossima volta ti parlo del Progetto, quindi ti consiglio di cambiare indirizzo email. E il 13 mi imbuco da voi per vedere Porto-Napoli, quindi ti suggerisco di cambiare pure l’indirizzo di casa.