Cannavaro, Benitez e l’equivoco della difesa a quattro

Il capitano "6 palle", per ora è la vittima più illustre della rivoluzione del tecnico spagnolo. Ma è un falso problema?
  • di Domenico Zaccaria

    “Cannavaro è inadatto a giocare con una difesa a quattro”: è questo il tormentone che accompagna il capitano del Napoli da alcuni anni a questa parte. Il motivo (almeno ufficiale) della sua esclusione dalla Nazionale di Prandelli, che in questi anni ha preferito convocare giocatori del Cagliari e del Torino senza mai dare una chance al nostro Paolo, che nel frattempo ben figurava in Europa e ai vertici del campionato; e il motivo (per ora ufficioso) delle prime panchine che Benitez gli ha riservato, preferendogli Albiol e Britos e costringendolo ad assistere da spettatore alle prime vittorie del nuovo Napoli. Curiosamente, nell’ultimo giorno di mercato, proprio dopo la vittoria sul campo del Chievo e le preoccupanti lacune evidenziate dalla retroguardia azzurra, il Milan ha bussato con insistenza alla porta di Bigon, offrendo un paio di giocatori pur di arrivare a Cannavaro. Il Milan, non proprio una neopromossa. Eppure, da anni nessuno ricorda i rossoneri schierati con la difesa a tre, soprattutto durante la gestione Allegri. E allora l’impressione è che non siamo davanti a un tormentone, ma piuttosto di un grosso equivoco. A Mazzarri, la gran parte dei tifosi azzurri ha sempre mosso una critica: “Non rinuncia mai alla difesa a tre, e a forza di non cambiare mai modulo il gioco della squadra è diventato prevedibile”. E in effetti dal 18 ottobre del 2009 – giorno dell’esordio del tecnico di San Vincenzo sulla panchina azzurra – all’ultima partita dello scorso campionato, non si ricorda una sola occasione nella quale la squadra sia partita con un assetto diverso. Ma allo stesso tempo, e qui sta il nocciolo dell’equivoco, sono innumerevoli le occasioni nelle quali il mister è passato alla difesa a quattro a partita in corso, per sbloccare uno zero a zero o per ribaltare il risultato. Il cambio era quasi scontato, nello stile del tecnico di San Vincenzo: intorno al 60° minuto della partita, fuori un difensore, dentro un attaccante, esterni bassi sulla linea dei   terzini e Hamsik che scalava a centrocampo. Modulo: 4-3-3. E chi c’era sempre a guidare la difesa? Paolo Cannavaro. “Ma un conto è dover ribaltare una partita, un altro è iniziare la partita da centrale di una difesa a quattro”, obietterà qualcuno. Vero, com’è vero che il Napoli di Mazzarri ha costruito molte delle sue fortune sui risultati ottenuti nei secondi tempi, dopo il cambio di modulo. Occasioni nelle quali il nostro capitano non ha affatto sfigurato, altrimenti non si spiegherebbe l’insistente interessamento estivo del Milan. In sostanza, resto convinto del fatto che Paolo non sia inferiore ai centrali di difesa che gli sono stati preferiti nelle prime due partite; e che se riuscisse a dimostrare le sue qualità anche in una linea a quattro, potrebbe giocarsi le sue carte per la convocazione al Mondiale brasiliano. Ora resta a Benitez dargli una chance, e a Cannavaro non deludere le mie aspettative: con la speranza che l’equivoco non si trasformi in nuovo tormentone, questa volta giustificato. 

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