Avete visto? Anche il Napoli è capace di vincere soffrendo
di Francesco Albanese
Yes we can. Anche noi siamo capaci di vincere quando non meritiamo. Sappiamo soffrire, farci concavi e poi colpire. Al Napoli, a questo Napoli, mancava una simile qualità. La partita con la Roma ci conferisce un nuovo attestato: la vittoria all’italiana. Senza Jorginho, Berhami, Zuniga (dove sta Zuzù?) e Mesto la squadra ha dimostrato quello che troppe volte era mancato in precedenza: il carattere. Ci ha pensato la pazienza di Benitez a forgiare i ragazzi, una dedizione al lavoro che sta dando i suoi frutti.
I proclami estivi non ci sono mai appartenuti. Siamo all’anno zero e come inizio è più che incoraggiante. Contro la Roma la differenza l’ha fatta l’umiltà, neanche fossimo allenati da un Cesare Maldini qualsiasi. Dimenticate le luci della Coppa Italia, è apparso subito chiaro che la vittoria sarebbe potuta arrivare solo tramite un percorso più accidentato, fatto di buche e radici emerse a deformare l’asfalto. Un safari, una traversata nel deserto dove le oasi esistono solo nei miraggi. È stata la vittoria delle scivolate di Albiol, dei balzi di Reina, del pressing solitario di Gonzalo (a proposito, rivedetevi la sua esultanza al gol di Calle). Il resto lo ha fatto quello scugnizzo di Giuseppe Maria che prima si divora due gol e poi s’inventa un colpo di testa alla Cristiano Ronaldo. Una menzione speciale la merita però Fernandez. Il ragazzo non è Beckenbauer né Samuel, d’accordo, ma la sua parabola è comunque da rimarcare. Il ragazzo s’è fatto uomo. “Figliolo vai per il mondo”, deve avergli detto Benitez a inizio anno e lui, zaino in spalla, ha cominciato il cammino.