Io, partenopea doc, surclassata dalla gioia di un marito laziale

Essere supertifosa del Napoli qui a Roma significa che fino al giorno della partita ho dovuto sopportare le fanfare giallorosse. Stamattina mi sono limitata a qualche sorriso di circostanza. Ma adesso vi racconto della mia “dolce” metà…
  • [Foto: spazionapoli.it]

    di Daniela Di Fiore

    La settimana che ha preceduto Napoli-Roma, per me che vivo nella Capitale e sono tifosa del Napoli (molto tifosa del Napoli), è stata davvero una gran rottura di scatole. Innanzitutto perché sono circondata da romanisti e questa settimana sbucavano dappertutto. A lavoro, al bar, in metro, al supermercato e persino in farmacia, non ho sentito altro che parlare tifosi della Roma che asserivano, senza ombra di dubbio, che mercoledì al San Paolo ci avrebbero fatto il “mazzo” e che la finale era praticamente roba loro… Immaginate la mia soddisfazione stamattina quando sono entrata al solito bar e ho chiesto il solito caffè macchiato (perché il vero caffè, liscio, nudo e puro lo bevo solo a Napoli). Mi sentivo davvero a tre metri da terra. Ma dalla signora che sono (signori si nasce, diceva Totò) non ho detto nemmeno una parola. Non un commento, né uno sfottò (ma come avrei voluto…).

    Devo ammetterlo: stamattina sono stata davvero politically correct, vedevo le cose in un modo diverso, ero più rilassata. Non come in questi giorni in cui la tensione calcistica mi stava corrodendo. C’è da dire che dopo la partita dell’andata all’Olimpico io avevo evitato di commentare la presunta vittoria della Roma anche perché, in cuor mio, beh, devo ammetterlo, non ero proprio convinta che il Napoli vincesse al San Paolo. E ieri sera nemmeno la volevo vedere la partita. Ero troppo tesa. L’unica nota positiva me l’ha offerta mio marito, laziale (non un laziale qualunque, non un laziale della domenica, ma davvero un laziale ultrà e visceralmente antiromanista) che invece la partita la voleva proprio vedere. Ovviamente non da tifoso del Napoli, per carità, non da marito di una tifosa del Napoli, manco a dirlo, ma da “iettatore”. E allora la partita l’abbiamo vista. Insieme. Sul divano con latte e biscotti. Per la prima volta accomunati dallo stesso tifo. Forza Napoli… È stata una gran soddisfazione vedere la partita con lui, laziale estremo, e in più gli ho fatto notare che il Napoli doveva vincere anche per riscattare la Lazio. A dire la verità dopo le prime azioni della Roma ho fatto un po’ di zapping ma poi, forza e coraggio, ho sintonizzato di nuovo il canale sulla partita. Mi sono emozionata a vedere Dieguito che esultava, mi sono ricordata quando andavo al San Paolo, ogni domenica, sole, pioggia, vento, a tifare per il mio Napoli. Il Napoli di Maradona, Careca e Alemao… Che tempi. E mentre ripensavo al mitico trio, il terzo gol…

    Ah, la sofferenza stava per finire, la partita anche, al fischio finale sono andata a dormire felice e soddisfatta. Ma la vera sorpresa è stato il laziale, mio marito, che si è messo letteralmente a saltare, a cantare e a fare dei gesti inequivocabili, irripetibili e non proprio politically correct. L’ho guardato esterrefatta e lui con un ghigno diabolico mi ha promesso che, visto il regalo fattogli dal Napoli battendo “i bruchi romanisti” (così li chiama lui, quando non li offende), mi porta all’Olimpico a vedere la finale il 3 maggio. E chissà se tiferà anche lui Napoli.  Beh, forse sarebbe chiedergli troppo…

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