Aurelio batti un colpo!
di Giulio Spadetta
D’accordo, la campagna acquisti ha fatto schifo un po’ a tutti.
Ora però Aurelione potrebbe fare una bella cosa: Proporre subito, senza altri indugi, il rinnovo a Benitez. Sì, perché il clima che si sta creando intorno alla squadra sembra troppo teso. I mancati investimenti e la conseguente eliminazione dalla Champions hanno reso l’aria un po’ pesantuccia, appena alleggerita dal gol di De Guzman. Qua si rischia di passare una stagione intera a ripercorrere il viale dei sogni infranti, il labirinto dei “se” e dei “ma”, per finire nel vicolo cieco del mercato di gennaio, quando si snoccioleranno i nomi di una decina di campioni per poi ritrovarsi costernati a leggere tweet che annunciano l’arrivo di mezzi giocatori con il solo pregio del basso costo. Il tutto, giustificato dalla motivazione ora preferita dagli adoratori del presidente: “Inutile comprare giocatori per un tecnico al passo d’addio”. Bene, smontiamo questo disegno. Per dimostrare le sue buone intenzioni, Aurelione può fare una sola cosa: scompaginare, far capire a tutti che il tecnico non si tocca. Emergerebbe finalmente un dato: il famigerato “progetto” ha un solo punto, si chiama Rafael Benitez.
Chi scrive non è un rafaelita, tutt’altro. Ma in questo momento aggrapparsi al vostro Rafa sembra l’unica cosa da fare. L’alternativa quale sarebbe? Puntare su un tecnico emergente? No, la piazza non sarebbe in grado di accettare un passo indietro così grande, si darebbe un segnale di smobilitazione dalle conseguenze indecifrabili e comunque poco edificanti. Allora un vecchio santone, tipo Heynckes? Lasciamo perdere, solo per capire come si scrive ci ho messo un quarto d’ora, ci sarebbero problemi di lingua e chissà quanti altri intoppi legati alla scarsa organizzazione societaria.
Teniamoci Benitez, date retta. Se restasse, chiederebbe – e magari otterrebbe -garanzie. Stavolta sarebbe il caso di affiancargli un manager esperto, chiamato a gestire un vero budget. Ma non accadrà. Sarà ancora il nostro allenatore a cantare e a portare la croce.
E allora abbracciamo l’unica persona seria di questa società. L’unico che abbia parlato con chiarezza, chiedendoci di camminare accanto a lui, “spalla a spalla”. Il nostro slogan, prima che vada tutto in malora, non può che essere questo: “spallaspalla”, ragazzi.