Io dico che Sarri ha sbagliato, ma lui e Mancini sono entrambi vittime del tritacarne mediatico

Occuparsi di tutti gli omosessuali potenzialmente toccati delle offese, anziché delle due persone coinvolte nella lite? Assurdo. Vedere nello sfogo del tecnico interista un perfido inganno? Folle. Com’è folle fare ora di Maurizio un criminale di guerra
  • di Errico Novi

    È molto bello l’istinto che si accende in tutti noi davanti a un insulto come quello di Sarri. Quello di correre in difesa degli omosessuali, intendo, di mettersi a difesa di una categoria di persone teoricamente colpita dalla furia del nostro mister. Mi sconcerta molto però il fatto che in casi come questi si sia tanto preoccupati delle ipotetiche conseguenze emotive a carico di terzi, estranei alla vicenda seppur chiamati in causa, e non si dica alcuna parola di comprensione sulle due persone in carne e ossa effettivamente coinvolte dalla storia. Sarri e Mancini: è di loro due che dovremmo preoccuparci. Di quello che è passato loro per la testa. Del dispiacere che possono aver provato, dei segni che questo episodio potrà lasciar loro dentro.

    Va bene indignarsi per la ferocia di quelle parole, e posso anche capire che si ricordi come nessuna persona al mondo debba essere insultata e discriminata per quello che pensa, per quello in cui crede o per i gusti sessuali che ha. Ma fare del caso Sarri una questione di criminale offesa a un’intera parte del mondo ricorda tanto certe forme di beneficienza che si rivolgono agli esseri umani più lontani da noi, a intere comunità di persone fisicamente dall’altra parte della terra, ma mai a chi vive sul nostro stesso pianerottolo, a chi incontriamo di persona ogni giorno e che sarebbe bisognoso del nostro aiuto. Questo paradossale slittamento dell’attenzione e della pietà umana avviene, in questo caso, anche nei confronti di Mancini. Sento dire da tanti tifosi del Napoli che la sua sarebbe stata una perfida mossa per mettere psicologicamente fuori gioco un rivale scomodo nella corsa scudetto. Così come tanti altri giudicano il comportamento del tecnico interista come prova esso stesso di scarsa virilità, di infantile e capriccioso vittimismo. Ecco, no, partiamo da Mancini: che ne sanno, quelli che ora lo disprezzano ancor di più, di cosa può essergli davvero passato per la testa, quando poco dopo le 23 ha raccontato degli insulti di Sarri a “Zona 11”, su RaiSport? Perché escludere che quel “frocio” e quel “finocchio” lo abbiano ferito davvero? Perché è sempre tutto dietrologia, macchinazione di sistema, e mai vita delle persone in carne e ossa?

    Lo stesso discorso vale per Maurizio Sarri. Nel senso che l’ansia di trasfigurare il suo momento di follia in un’aggressione a tutti gli omosessuali del mondo è un’assurda ipocrisia. Ma sinceramente, perché un omosessuale estraneo alla lite di ieri sera dovrebbe sentirsi ferito dalle parole di Sarri? Ma è mai possibile che dopo tutti questi anni, dopo tanta emancipazione, siamo ancora al punto che i gay debbano essere protetti come dei panda, accuditi come dei bambini indifesi, difesi dalle cattiverie della terra come se li si dovesse tenere rinchiusi in una riserva indiana? Non ho ancora chiesto ad amici omosessuali cosa ne pensano, ma mi permetto di dubitare che possano sentirsi toccati sul piano personale. Anziché ricondurre sempre tutto a messinscena di massa, occupiamoci delle due persone vere, reali, fisicamente presenti, e non arbitrariamente immaginate, coinvolte in questa storia. Di Mancini, dunque, che non merita di essere additato come un freddo e perfido complottardo, mosso dal preciso obiettivo di intrappolare Sarri e decapitare il Napoli. E dobbiamo occuparci anche di Sarri, di un uomo che sicuramente ha commesso un errore gravissimo, trascinato da un attimo di “follia”, ma che in virtù di quell’attimo non può essere crocifisso. Gli si potrà dare una squalifica, senza però commisurarla a uno spessore criminale che in questa vicenda non si vede. Ancora meglio sarebbe se il Napoli prendesse pubblicamente le distanze da quelle offese, dichiarasse che il tecnico ha sbagliato e che quelle parole non doveva pronunciarle. Ma occupiamoci anche del dramma di un uomo, Sarri appunto, travolto da un impeto e poi – basta saper guardare in quegli occhi di lacrime davanti alle telecamere di RaiSport – schiacciato dalla disperazione una volta scoperto, in diretta, che Mancini aveva raccontato tutto. Gli è crollato il mondo addosso, e questo giustifica ampiamente lo smarrito balbettio sulle “questioni che dovrebbero restare nel campo”. Siamo sicuri che, nel chiuso di casa sua, Maurizio smentirà intimamente anche quella pretesa, non solo gli insulti a Mancini. E che meriterebbe di essere semplicemente perdonato, come si fa con tutti gli uomini che sbagliano. Almeno, così mi hanno detto.

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