Pino Daniele e la musica che non muore
di Francesco Albanese
Il primo pensiero è andato al 13 dicembre del 2014. Una serie sfortunata di coincidenze mi hanno fatto mancare l'appuntamento con il concerto di Pino Daniele e Napoli Centrale a Roma. Ricapiterà l'occasione pensavo...È impossibile mettere in sequenza tutti i ricordi, le emozioni e le persone con le quali si è condiviso un amore artistico di questa portata. In queste ore leggiamo e vediamo servizi che ripercorrono la carriera di Pino Daniele, i suoi alti e pure i suoi bassi, immagini e suoni che non riescono ad esprimere appieno quello che Pino ha rappresentato per più generazioni (grossomodo chi oggi ha tra i 60 e i 40 anni).
Ciascuno di noi ha coltivato il "suo" Pino Daniele. C'è chi dopo "Terra mia" non ne ha voluto sapere più nulla e chi invece lo ha seguito fino a "Un uomo in blues", altri più coraggiosi hanno continuato a comprarne gli album anche negli ultimi anni. In alcune conversazioni tra amici rispondendo a chi gli rimproverava di aver perso lo smalto dei tempi migliori lui rispondeva senza rancore, forse un po' stanco, "che dobbiamo fare? Nuje simm viecch". Un disincanto che ferisce se si pensa alla rabbia sprigionata dai testi delle sue canzoni più celebri che però rappresenta al meglio la sua figura di uomo. Prima dell'artista infatti c'è la persona ed il suo vissuto il resto è materiale buono per fan assetati di autografi e selfie. Pino Daniele mancherà alla sua famiglia e ai suoi amici, per noi comuni mortali continuerà ad occupare lo spazio di sempre. Se vorremo tremare ascolteremo Napul'è, per gridare ci sarà sempre Je sò pazz, per vibrare Alleria, per immalinconirci Cammina cammina, per commuoverci O'ssaje comm' fà 'o core, mentre per piangere sarà sufficiente l'assolo finale di Libertà.
Ciao Pino, il feeling è sicuro quello non se ne va.