L’allegria del Pipa Higuain
di Antonio Moschella
Belgrano, quartiere residenziale a Nord della Capital Federal di Buenos Aires, è il luogo dove Jorge Higuain vive da sempre con sua moglie e nel quale i suoi figli, Gonzalo incluso, hanno iniziato a dare calci a un pallone. Dietro casa per anni hanno tenuto un ‘potrero’, classico campetto dove ogni giovane argentino si inizia al gioco del calcio. Poi per Gonzalo c’è stato il River Plate, la doppietta al Boca, il Real Madrid e, infine, l’approdo a Napoli.
Negli occhi del padre di Gonzalo notavo emozione mentre mi parlava della mia città. L’allegria trasmessa dalla sua voce mi colì fin dal primo momento, mentre quasi per inerzia girava lentamente il cucchiaino nella tazzulella di caffè argentino. Le mie domande scorrevano veloci e le sue risposte sembravano essere infinite, eppure io lo ascoltavo incantato, attentissimo a ogni sua sillaba. La sua ammirazione per Napoli, sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista sociale, si palesavano nei suoi lunghi discorsi sulla similitudine tra Partenope e Buenos Aires, qualcosa di ovvio ma altrettanto affascinante, come avevo già raccontato qualche giorno fa.
Al di là della classica ammirazione per Maradona e dell’ospitalità tipica di un argentino, ciò che più mi ha impressionato è stata la sua assoluta fiducia nel progetto del Napoli. Per lui, nel passaggio dal Real Madrid alla squadra azzurra suo figlio non ci ha perso, anzi. Oltre a guadagnarne in motivazioni e in stimoli, ha intrapreso una sfida molto più accattivante. Secondo sue testuali parole: “Vincere uno scudetto a Madrid non ha lo stesso sapore di vincerne uno a Napoli” in quanto la storia del Real è già scritta mentre quella del Napoli è recente, giovane e adornata solo dalla gloria perpetua della seconda metà degli anni ‘80, quando El Diego arrivò da rivoluzionario argentino, alla stregua di José de San Martín, e pose la squadra azzurra al centro del mondo praticamente da solo, anche se per poco tempo.
Jorge è cosciente del peso della sfida che ha intrapreso suo figlio Gonzalo. L’esigenza di uno stadio caldissimo e di un pubblico passionale possono aiutare a dare di più ma devono essere dominati con nervi saldi nei momenti difficili. Perché, dice Jorge, il tifoso che idolatra il calciatore vuole essere, giustamente ripagato, anche perché lui investe nella squadra anche in tempi come questi, dove il denaro extra non esiste e per andare al San Paolo, oltre al costo del biglietto, ci vogliono almeno altri 5/10 euro per i cortesi parcheggiatori, che puntualmente durante i 90’ te li ritrovi affianco in curva.
L’allegria di Jorge Higuain, che da buon difensore ha insegnato a suo figlio come liberarsi dei suoi diretti marcatori, si manifesta tutta nella sua risposta a un mio messaggio dove esprimevo la mia gioia per il gol di tacco di Gonzalo che ha spaianto al Napoli la strada verso la semifinale di coppa Italia: “Golazo así es”. Una risposta che non necessita di traduzione, un po’ come il suo volto felice e allegro quando mi raccontava dei suoi giorni napoletani.