Zapata-gol abbatte il tabù dei nuovi arrivi in attacco
di Domenico Zaccaria
Per il primo gol di Edu Vargas abbiamo dovuto attendere esattamente 9 mesi. Quando si dice “un parto”. Per la prima prodezza di Nicolao Dumitru e Cristian Chavez stiamo ancora aspettando, e a meno di clamorosi ritorni continueremo a farlo: loro con la maglia del Napoli non sono mai riusciti a metterla dentro. Al contrario di Erwin Hoffer, che ci fece illudere, anche se il suo fu solo un lampo in una calda serata d’agosto. Quello fra la società di De Laurentiis e le classiche scommesse vestite da centravanti era stato un rapporto finora contraddittorio, diciamo pure sfortunato. Almeno fino allo scorso martedì. A Marsiglia, con un solo gol di vantaggio in una gara decisiva per il cammino in Champions, Benitez ha deciso di togliere Higuain e di mettere in campo Zapata, carneade colombiano che fino a quel momento aveva giocato pochi minuti facendosi notare più per la stazza da pugile che per le sue qualità. E invece l’ex Estudiantes ha impiegato dieci minuti per raccogliere il tacco di Mertens, far partire un destro a giro imparabile e decidere la partita più importante della stagione; e soprattutto, per rompere il tabù che sembrava accompagnare i giovani rincalzi della punta titolare nell’intera gestione De Laurentiis. Erwin Hoffer arrivò sotto il Vesuvio nell’estate del 2009 dopo aver fatto sfracelli con la maglia del Rapid Vienna, e il gol al debutto in maglia azzurra, nel 3-0 in Coppa Italia alla Salernitana, sembrava solo il suo biglietto di benvenuto. Rimase invece l’unico acuto: 8 presenze e 0 gol in campionato, poi un lungo girovagare per squadre tedesche (e non di prima fascia). “Il nostro nuovo attaccante è molto bello e sembra Kirk Douglas”, annunciò il presidente: non proprio un buon biglietto da visita (nemmeno per una comparsata in uno dei suoi film). L’estate successiva, proprio nell’ultimo giorno di mercato, il Napoli ci riprovò con Dumitru: acquistato Cavani e partito Quagliarella, a sorpresa il giovane attaccante italiano con passaporto rumeno fu scelto come primo cambio in attacco alle spalle dell’uruguayano. Non bastarono però 9 presenze in campionato e 3 in Europa League per mettere un pallone in porta. Anno nuovo, scommessa nuova: nell’estate del 2011 fu la volta di Cristian Chavez, che sul curriculum vantava 10 reti nella Serie B argentina. E basta. Più delle qualità espresse sul campo, a favorire il suo arrivo a Napoli fu l’amicizia con Lavezzi; e più che per le sue giocate con la maglia azzurra (2 presenze, 0 gol) sarà ricordato per l’indagine avviata dalla Guardia di Finanza sul suo trasferimento, e per aver occupato a lungo una preziosa casella da extracomunitario. Per Edu Vargas (nella foto) il discorso è un po’ diverso: arrivò a Napoli nell’inverno del 2011 e non da scommessa, ma come giovane più promettente del calcio Sudamericano. L’esordio in Coppa Italia contro il Cesena (12 gennaio) fu da incubo, così come il resto della stagione; i primi gol, addirittura tre tutti insieme, li segnò il 20 settembre all’Aik Solna, in Europa League, ma il ruolino in campionato resta desolante: 19 presenze e 0 gol. Ecco perché ogni tifoso del Napoli, martedì scorso, al gol di Zapata ha esultato con un misto di gioia, stupore e incredulità. Gioia perché la partita si stava definitivamente indirizzando nel verso giusto; stupore per quel tiro alla Del Piero scagliato dall’ultimo arrivato; e incredulità perché era stato proprio il meno atteso a decidere la gara. Una volta tanto è successo anche a noi.