di Gianmario Mariniello
Il buon Oronzo Canà resta inarrivabile, con il suo 5-5-5, ma il calcio vero riserva sorprese inaspettate. Ieri sera il Napoli ha vinto una partita contro un avversario modesto, sfoderando un inedito schema con il morto.
A trarre giovamento da questo schema è stato il buon Gargano, onesto pedatore, sempre pronto a pressare tutto e tutti, pure i raccattapalle. E ieri sera anche accorto nel passare sempre il pallone al compagno arretrato, invece di azzardare improbabili lanci alla Xavi. Menzione speciale per lui, professionista serio, atleta vero, capace di reagire ai fischi di un pubblico che non perdona nulla: a onor del vero, si perdona tutto fuori il San Paolo, ma dentro lo stadio i tifosi napoletani sono più rigidi dei calvinisti nella Zurigo che fu.
Tornando alla partita di ieri, il vero giocatore adatto allo schema con il morto è Gokhan Inler, detto il morto. Un vero top player in questo ruolo. Cammina (a braccetto con Hamsik) in mezzo al campo, non rincorre mai gli avversari che puntualmente bucano al centro (e poi ce la prendiamo con i poveri Albiol e Kouly, ieri ottimo) e sbaglia appoggi elementari, come quello da cui è nato il gol a mazzo dello Sparta Praga, realizzato da Sfigac con un tiro che manco se ci riprova altre mille volte gli riesce. Poteri del San Paolo.
Non ci resta che confidare nell'avvenuto - grazie a Dio - miracolo di San Gennaro, avere fede in qualche resurrezione o sperare nel vino nuovo (De Guzman e David Lopez) più che negli otri nuovi. Perché qui è solo una questione di fede, ormai.