Signorini "Suggerii a Mascherano e a Tevez di giocare nel Napoli"
Di Antonio Moschella
Otto anni a Napoli lasciano il segno su chiunque. Fernando Signorini, ex preparatore atletico di Maradona, ha lasciato una parte di sé nella città partenopea, della quale parla con gioia, senza ovviamente dimenticare il Napoli, del quale segue ancora le vicende calcistiche, nonostante un piccolo rimpianto.
È vero che un anno e mezzo fa, prima dei mondiali, lei provò a convincere Mascherano di andare al Napoli?
Ho un ottimo rapporto col suo procuratore, Walter Tamer, e gli dissi a chiare lettere che se avesse voluto vivere un’esperienza unica da calciatore sarebbe dovuto andare al Napoli. E così dissi anche a Tevez, un giocatore perfetto per il San Paolo, il potenziale vero erede di Maradona. Poi, purtroppo, l’affare non è mai andato in porto, ma ti immagini se gli azzurri avessero vinto il campionato con questi due in squadra? Avrebbero realizzato una vuelta olímpica (giro di campo dei campioni d’Argentina ndr) impressionante e storica.
Cosa è stato Diego per Napoli?
È stato il ‘Messia’. Napoli aveva trovato lui e lui aveva trovato Napoli. L’amore è stato reciproco e credo che se la passione dei napoletani fosse stata lava del Vesuvio l’eruzione avrebbe avuto strascichi fino a Roma.
Lei ha passato tanto tempo a Napoli. Le manca?
La nostalgia che provo per Napoli non la sento per nessun altro luogo del mondo. Sarebbe stupendo poter passare almeno un anno in questa splendida città per assaporarla del tutto. Lì ho lasciato una gran parte della mia vita, oltre ad amici stupendi. Spero di tornarci presto, magari a maggio dato che, se la squadra continua così e mantiene la calma, potrei anche approfittarne per festeggiare.
Sta pronunciando una parola proibita qui a Napoli...
Eppure la squadra c’è e gioca bene. Sono rimasto molto impressionato dal lavoro del nuovo tecnico (Sarri ndr), che fino a poco fa non conoscevo nemmeno. Mi sembra un tipo di allenatore molto interessante e concreto, che ha trovato la quadratura del cerchio.
Jorge Higuaín, padre di Gonzalo, disse proprio questo in merito al suo passaggio in azzurro, dato che lo cercava anche la Juventus. In effetti il legame tra Napoli e Buenos Aires è solidissimo.
Sì, ma il napoletano è diverso dall’argentino. È meno perverso, più semplice, oltre ad essere molto altruista. L’argentino medio è troppo egoista e superbo. Ricordo invece quando camminavo per strada a Napoli e la gente si dimostrava disponibile senza sapere affatto chi fossi.
Fuori dal campo, invece, cosa le è rimasto impresso del suo soggiorno napoletano?
Su tutte una giornata a Positano con Jorge Valdano: lo portai in spiaggia al tramonto e gli dissi di non voltarsi fino a quando non gliel’avessi detto io. A due metri dalla riva gli dissi di girarsi e la sua reazione fu quella di un uomo incantato dalla brillantezza della città accesa con il riflesso delle luci sul mare. Un autentico spettacolo.