Napoli: dal Bilbao al Dnipro, gli oscuri presagi di una stagione maledetta
di Domenico Zaccaria
Alzi la mano chi, dopo la partita di ieri a Kiev, non ha pensato almeno per un attimo alla disfatta di agosto a Bilbao. Già, alcuni oscuri presagi di una stagione maledetta si erano materializzati in quella amara serata spagnola e, in pratica, non hanno mai abbandonato la squadra di Benitez, fra errori di mercato, limiti tecnici di una rosa mediocre, sviste arbitrali e poca cattiveria sotto porta. E così l'eliminazione dall'Europa League ad opera di un'onesta squadra di mestieranti - che nel campionato italiano lotterebbe per la salvezza - non rappresenta solo un'occasione irripetibile buttata via ma, in qualche modo, è lo specchio di un'intera stagione.
GLI ERRORI DI MERCATO - Iniziammo la gara con il Bilbao - la più importante dell’anno - con Gargano e Britos in campo, altro che Mascherano e Skrtel. Due “scarti” in lista di sbarco a cercare di salvare la baracca, il solo Koulibaly volto nuovo tra gli 11 di partenza. Abbiamo fatto come l’Udinese: nessun investimento senza la certezza dei soldi della Champions; sappiamo tutti come è finita e conosciamo tutti il cammino, non certo irresistibile, dei baschi nella maggiore competizione continentale. Abbiamo terminato la gara di Kiev con Maggio esterno alto di attacco (?), Callejon centravanti (??) e un impresentabile Henrique dietro: in porta, in difesa e a centrocampo – i settori più carenti – sempre gli stessi uomini, con i loro limiti tecnici e anche un po’ logori dopo una stagione massacrante.
LA ROSA – E arriviamo appunto al secondo elemento: il Napoli ha un attacco stellare, d’accordo, ma è sostenuto da un centrocampo che fatica maledettamente in fase di impostazione e nel giro-palla, e da una difesa che da due anni fa acqua da tutte le parti. Chi sostiene che “il Napoli con questi giocatori dovrebbe lottare per lo scudetto” mente o capisce poco di calcio: Inler-Lopez-Gargano-Jorginho rappresentano una batteria di centrocampisti inferiore ad almeno 7-8 squadre in serie A mentre la difesa, messo da parte un Koulibaly definito troppo presto “il nuovo Thuram”, è la stessa dello scorso anno. Con un Reina in meno, però, e un Rafael e un Andujar in più: il primo, con le sue indecisioni, fu decisivo a Bilbao; il secondo ha più di una colpa sul gol decisivo del Dnipro. Altro che Juventus e scudetto…
LE SVISTE ARBITRALI – C’è poi da dire che il Napoli, quest’anno, non è stato neppure fortunato con gli arbitri: in ogni partita decisiva (Supercoppa Italiana a parte) si sono registrate sviste a sfavore, spesso determinanti per il risultato finale. A Bilbao il 3-1 che chiuse i giochi fu segnato da un fuorigioco giudicato incredibilmente passivo dal guardalinee, mentre tutti sappiamo quanto ha pesato il clamoroso 1-1 del Dnipro al San Paolo. E persino il gol di Lulic nella semifinale di Coppa Italia contro la Lazio – lo 0-0 avrebbe qualificato gli azzurri – arrivò dopo un fuorigioco netto di Klose non segnalato. Senza voler denunciare complotti che non ci sono, quando tutto gira male c’è poco da fare…
LA CATTIVERIA SOTTO PORTA – E c’è infine da dire che, se in 180 minuti contro il Dnipro costruisci una decina di palle gol e ne metti dentro solo una, meriti di andare a casa. Ricordate i clamorosi errori di Callejon e Michu in Napoli-Bilbao? E’ stata un’altra costante della stagione: il record di 33 tiri in porta con zero gol contro il Chievo, Callejon che tira alto sulla linea a Bergamo, Zapata che sbaglia solo davanti a Buffon, i rigori di Higuain…Ecco, il Pipita merita una citazione a parte. Senza voler mettere nessuno in croce, questa eliminazione è soprattutto sua: puoi imprecare quanto vuoi con i compagni perché ti arrivano poche palle giocabili (e qui torna il discorso del centrocampo…), ma se in due partite vieni messo 4 volte solo davanti al portiere non puoi restare all’asciutto. La realtà è che ci sono giocatori di livello medio – come Inzaghi - che nei grandi appuntamenti sanno essere decisivi; e ci sono grandi giocatori poco decisivi: il Pipita rientra in questa categoria.