Caro Aurelio ti scrivo. Così mi sfogo un po’

Lettera aperta al presidente. A cui non darò mai del pappone. Ma questo mercato non può che averci deluso. Ecco perché
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    di Domenico Zaccaria

    Caro Aurelio, io non ti darò mai del pappone. Innanzitutto perché non ti occupi del mestiere più antico del mondo, ma di cinema e pallone. E poi perché io sarò sempre grato a chi mi ha liberato dall’incubo delle serie minori e dei fallimenti, restituendomi non la voglia (quella non è mai passata), ma l’orgoglio di tifare il mio Napoli. Però, caro presidente, è arrivato il momento di dirtelo in maniera chiara: io sono deluso. E come me sono delusi milioni di tifosi azzurri sparsi nel mondo. Non quelli che criticano a priori e nemmeno quelli che speravano di uscire dalla Champions per poter iniziare il tiro al bersaglio. Ma quelli che hanno atteso fino a ieri notte sperando in un sussulto della società sul mercato. D’altronde era stato lei presidente, mica noi, a parlare a inizio luglio di Napoli “da scudetto” e di “due-tre innesti mirati e di grande qualità”. E’ stato lei a illuderci che questo poteva essere davvero l’anno buono per puntare allo scudetto, per fare quel piccolo step   che mancava a questa squadra per pensare in grande. Squadra alla quale servivano, badi bene, non altri due Higuain, ma altri Mertens e Callejon, per capirci, uno al centro della difesa e uno a centrocampo. E basta. Invece sono andati via due fra i più carismatici dello spogliatoio (Reina e Behrami), in una rosa che di attributi non abbondava di certo; è arrivato un prospetto interessante per la difesa, Koulibaly, ma non certo il difensore di grande spessore che serviva; e a centrocampo, il reparto che aveva più bisogno di rinforzi, siamo rimasti con Inler e Jorgihno e ci siamo ripresi Gargano. Ora, possibile che il rifiuto di Gonalons abbia sconvolto i piani societari al punto da costringerci a prendere solo il carneade Lopez nelle ultime ore del mercato? E se davvero i nostri destini erano legati a doppio filo all’entrata in Champions, perché lasciarsi andare a promesse tanto roboanti a un mese dal preliminare? Non sarebbe stato più corretto dire: “Non abbiamo le risorse di altre società e, fino a fine agosto, faremo di tutto per mantenere intatta la rosa attuale sperando di entrare nella massima competizione continentale”?. Per un anno intero abbiamo auspicato che il mercato estivo avrebbe consentito alla squadra bella e incompiuta dello scorso anno di poter competere al pari di Juventus e Roma. Ora ci ritroviamo con una squadra che, rose alla mano, dovrà compiere un’impresa per confermare il terzo posto della scorsa stagione. Questa è la verità, al di là delle chiacchere. A lei che di cinema sa qualcosa, dico che il mercato del Napoli è stato come la Corazzata Potemkin di fantozziana memoria: una cacata pazzesca.

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