Aurelio De Laurentiis pappone? No, Peppone

Lamentarsi sempre lamentarsi. Il tifoso del Napoli deve farlo e demonizzare il proprio presidente. Come Guareschi faceva con un certo Giuseppe Bottazzi
  • Ogni estate la solita storia. Aurelio De Laurentiis non vuole spendere, non vuole rischiare. E poi con i diritti di immagine ci facciamo ridere dietro, ogni trattativa di mercato è un parto. Ricordate Nicola Berti? Luciano Moggi lo trattó un'estate intera, per poi prendere Crippa e Alemao, i suoi veri obiettivi. In un paio di giorni. Come accadde con Higuain e Reina: mesi appresso ai brasiliani Damiao e Julio Cesar, e in tre giorni arrivano Gonzalo e Pepe. Con le debite proporzioni, Giuntoli tiene Astori in bilico per settimane, poi prende Chiriches, corteggiato per mesi dalla Roma, e lo fa in meno di 48 ore, ma quella non è strategia, per carità, semplicemente "se era forte ti pare che lo facevano prendere a noi?". Lo si disse anche di Callejón e del solito Higuain, per dire.
    Trentacinque milioni di euro per sei giocatori. Finora. Gonzalo che rimane addirittura con il contratto rinnovato: ovvio che i giornali del nord dicano che il bomber senza Champions se ne andrà l'anno prossimo e pure con clausola abbattuta: sono gli stessi che diedero Marek "Mister X" Hamsik sicuro al Milan e che dicevano già la passata estate che il Pipita avrebbe preso il volo senza l'Europa che conta. Sono gli stessi quotidiani che senza neanche una mezza dichiarazione dell'interessato, di suo fratello, di suo padre, neppure di un cugino di terzo grado, avevano già venduto il giocatore più forte della serie A alla Roma, all'Arsenal, alla Juventus, al Chelsea e a un certo punto lo davano pure al Real come cavallo di ritorno.
    E Callejón? Io, personalmente, lo venderei volentieri, ma niente, Quillon ha appena detto che rimane in azzurro.
    I papponisti, insomma, sono disperati. Si stanno riunendo per valutare l'ipotesi di rimpiangere Gargano e Britos, per anni simboli della mediocrità cinica e bara del nostro presidente. O di strapparsi le vesti per la prossima cessione del capocannoniere della Coppa America Edu Vargas. Alcuni sono pronto a definire Inler il nostro Falcao e Zuniga un top player. E già si lamentano che li venderemo sotto costo, neanche entrassero, questi euro, nelle loro tasche. Che poi non capiscono che Camilo, ad esempio, sarebbe un affare anche venduto gratis: 3,2 milioni netti fino al 30 giugno 2018 stanno a significare quasi 20 milioni di euro da spendere per il colombiano. Insomma, a zero, si risparmierebbe un Darmian.
    Sia chiaro, il calciomercato è fatto per essere smentito. Anche fra un'ora. E quindi scrivere ora oltre ad essere incosciente, è un atto di fede. Eppure ora capisco.
    Capisco che Aurelio non è un pappone. Aurelio è Peppone. Sì, quello di Don Camillo. Un cattivo necessario in una storia dal finale già scritto: e se Guareschi, per motivi personali, politici, religiosi e persino artistici doveva far vincere l'antipatico e saccente Don Camillo, così tifosi miopi e giornalisti che ci vedono fin troppo lungo han trovato il loro Peppone perfetto. Perché De Laurentiis, come Gino Cervi, ha anche il fisico del ruolo. E pure il carattere. Entusiasta e chiacchierone, massiccio e un po' arrogante, dalla favella troppo libera e con un progetto solido, quasi ideologico, che non vuole strappi a regole a volte ottuse.
    E dall'altra parte ha don Camilli nostalgici che chiedono lumi a San Corrado (Ferlaino) e rimpiangono quel D10S crocifisso da tutti (e inizialmente, pochi ricordano, anche dalle nostre parti). E pazienza se ai tempi di Maradona uno come Zico, per dire, poteva andare all'Udinese per cifre normali, mentre ora anche un Firmino qualsiasi costa 40 milioni di euro.
    Peppone deve perdere, deve essere ridicolizzato, massacrato mediaticamente. Ma, guarda un po', pure nella finzione non c'è mica un altro sindaco pronto a farsi eleggere. Al baffuto e trinariciuto Aurelio, pardon, a Giuseppe Bottazzi, tocca sempre la poltrona di primo cittadino: forse perché alla fine i cittadini son soddisfatti. Perché in fondo stanno bene e si possono pure lamentare. Cosa c'è di meglio?
    Come i tifosi del Napoli, che ora possono definire tragico un quinto posto, condito da due semifinali di coppa e fallimentare una campagna acquisti in cui i campioni rimangono e arrivano giocatori di livello.
    Perché i pepponisti sono personaggi di tempra dura, sanno sempre come deprimersi. Allan era corteggiato da Inter e Juventus? È venuto a Napoli, è scarso, non è all'altezza della maglia azzurra. Antonio Conte considera Valdifiori l'alternativa agli inarrivabili Pirlo e Verratti? Niente da fare, è un vecchio raccomandato da Sarri. Hjsay ha avuto una media voto alta e lo volevano Monaco e Schalke 04? È un raccomandato pure lui, però giovane. E Reina, rimpianto per un anno e secondo in serie A (forse) solo a Buffon? È rotto, altrimenti il Bayern mica lo mollava. Di Chiriches abbiamo già detto, di Gabriel, miglior portiere di B basta dire la parola "Carpi".
    E anche sulle trattative sanno come fortificare il loro pepponismo militante e militare: amano credere alla Roma che compra Ibrahimovic, ma non al Napoli che prova a strappare Romagnoli alla Roma. Si strappano le vesti per Higuain alla Juventus ma poi tacciono quando i bianconeri comprano Khedira che si rompe alla prima amichevole e al posto di Tevez comprano Mandzukic (immaginate se lo avessimo preso noi al posto del Pipita). Rugani è il prossimo Cannavaro, Oikonomou non vale l'Aronica di adesso. E lo stadio della Roma, anche senza ancora un mattone posato sul terreno, senza neppure uno scavo e neanche il certificato di proprietà del terreno in cui verrà costruito questo impianto sportivo avveniristico (di proprietà di Pallotta e non dei giallorossi, che pagheranno l'affitto ogni anno al buon James: se lo avesse fatto De Laurentis?) è già una realtà. La ristrutturazione del San Paolo, invece, è un fantasy, ovvio.
    Di Fiorentina e Lazio tacciamo, dell'Inter che esulta per il plurinfortunato Jovetic e per il Milan che ha un attacco atomico ma dietro e in mezzo non ha cambiato nulla, pure. Tutti fenomeni, l'unico scarso è il Nostro.
    E considerate che abbiamo taciuto della panchina. Sarri al Milan sarebbe stata la scommessa arguta di un genio, da noi è ridimensionamento. E Benitez (che ho sempre difeso e che rimpiango anche se umanamente mi ha deluso) che si fa mandare a quel paese da Ronaldo, con il suo Real che non segna mai in questo calcio d'estate, alla luce dei campioni rimasti non sembra tutta questa garanzia di rimanere competitivi a livello di qualità della rosa. Gli spagnoli non sembrano volersene andare neanche a cannonate e il nostro bomber è così depresso per l'addio di Rafa che pensa di andarsene nel 2019 e non più del 2018.
    Però, attenzione, c'è sempre la campagna abbonamenti che parte ad agosto per piangere e urlare di disperazione e rimpiangere i Gallo, Moxedano e Corbelli. E Ferlaino, ovvio, perché quando c'era lui le campagne abbonamenti partivano in orario. E con il 40% direttamente e obbligatoriamente versato a una società presieduta del figlio. Ma lui aveva il fisico di Don Camillo, beato lui.

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