Astori al Napoli, è un peccato che l’affare sia saltato
di Domenico Zaccaria
Andrò controcorrente, ma non mi accodo al coro di tutti quelli che, all’indomani dello stop alla trattativa tra il Napoli e Astori, hanno tirato un sospiro di sollievo. In queste ore si è sentito tutto e il contrario di tutto: “E’ scarso”, “alla Roma ha fallito”, “non ti fa svoltare il reparto” e chi più ne ha più ne metta. E invece no: Astori a quelle cifre era un affare ed è un vero peccato che sia finita così. Per almeno 5 motivi.
1. IL PREZZO – Dai 15 milioni richiesti da Cellino a De Laurentiis due anni fa ai 5 pattuiti per questa sezione di mercato: in mezzo, Astori è stato protagonista di una buona stagione (l’ennesima) a Cagliari e di una negativa a Roma. I cinque milioni richiesti per un giocatore che, fino allo scorso anno, era considerato fra i centrali più affidabili del campionato, rappresentavano un investimento più che interessante. Forte della retrocessione dei rossoblù e della volontà del calciatore di trasferirsi sotto al Vesuvio, il Napoli avrebbe chiuso il primo acquisto italiano dell’era De Laurentiis a costo di saldo. Una sorta di miracolo, insomma. Che puntualmente non si è verificato.
2. IL LIVELLO MEDIO DEI DIFENSORI – Astori, si è detto, “non risolve da solo i problemi della difesa”. Vero, ma facciamo finta di non sapere quanto costano i difensori di prima fascia? Il Napoli ha 20-25 milioni da investire in quel ruolo (dove peraltro serve anche un altro innesto)? L’ex Roma non è superiore ad Albiol e Koulibaly, ma avrebbe costituito una valida alternativa in rosa alla coppia titolare in attesa di chiudere un altro colpo più oneroso (Bartra dal Barcellona) o più prospettico (Oikonomou dal Bologna). E invece, venduto (senza rimpianti) Britos, il Napoli si trova ancora con soli due centrali di ruolo. Tre, se vogliamo considerare Henrique un giocatore adatto alla Serie A.
3. LA VOLONTA’ DI SARRI – Se prendi un allenatore poi devi assecondarne le scelte. Valeva per Benitez (Callejon, Albiol, Reina, Mertens) e vale a maggior ragione per Sarri, un maestro di calcio che a differenza del suo predecessore non ha chiesto la luna ma i tasselli giusti nei posti giusti: Valdifiori e Allan, tanto per iniziare, Saponara (sul quale il Napoli sembra non aver ancora mollato la presa) e appunto Astori. Sarri era convinto di poterlo rigenerare dopo la difficoltosa stagione a Roma. E allora bisognava dargli fiducia.
4. IL LUNGO RITIRO E GLI AUTOMATISMI DIFENSIVI – La scelta del lungo ritiro in Trentino pareva chiara e condivisibile: la squadra aveva bisogno di assimilare il più possibile i nuovi dettami tattici di Sarri senza essere impegnata in amichevoli di lusso in mezzo mondo. Soprattutto ai difensori, il tecnico chiede movimenti particolari e non immediati da comprendere. Visto l’esito di quella che la rete ha ironicamente ribattezzato #Astoriainfinita, gli unici difensori ad aver fatto il ritiro sono Albiol e Koulibaly: abbiamo assistito a un mese di annunci (“Astori domani a Dimaro”, “Astori pronto a partire”) con il risultato che i soli ad aver lavorato con il famoso drone sono due che molti non vedono nella prossima formazione titolare. In attesa di acquisti solo paventati ma non ancora chiusi.
5. LE LUNGAGGINI BUROCRATICHE DEL NAPOLI – C’è infine da dire che, indipendentemente dalle valutazioni dei tifosi, Astori voleva il Napoli e viceversa. Pur di vestire l’azzurro il giocatore del Cagliari aveva accettato una decurtazione dello stipendio e la rottura del proprio contratto di sponsorizzazione, mentre la società aveva già organizzato la sua presentazione e persino le prime interviste. Perché la trattativa sia saltata, resta un mistero. Sta di fatto che, dopo un estenuante tira e molla degno del miglior Maradona, Astori è partito in ritiro con il Cagliari e il Napoli si ritrova con un pugno di mosche in mano. Non è la prima volta che accade nell’era De Laurentiis: allora forse non era solo colpa di Bigon.