La pizza è un'arte (anche a Roma)
di Francesco Albanese
Giuseppe De Martino vive a Roma da ventidue anni, ma nelle sue vene sgorga sangue partenopeo. Appena si varca la soglia di "Luna caprese", il ristorante pizzeria che dal 2008 gestisce a Roma nel quartiere Conca d'oro, si è catapultati in un'altra dimensione. A darti il benvenuto sulle pareti trovi Eduardo De Filippo e tutto il gotha della cultura napoletana da Troisi a Totò. Non possono mancare poi la sciarpa azzurra e la sezione dedicata a Maradona, qui rappresentato in tanti momenti della sua epopea all'ombra del Vesuvio.
Chi entra da Giuseppe, anche fosse la prima volta, si sente un po' a casa. L'avventore non è semplicemente un cliente al punto che, senza nemmeno accorgersene, può ritrovarsi a discorrere con Giuseppe dei suoi fatti più intimi. Se poi entrate nelle sue grazie non meravigliatevi se dal cassetto sfilerà i suoi copioni cinematografici: una passione quella per la scrittura che da sempre lo accompagna e chissà che un giorno non possa diventare la sua prima occupazione. Lo abbiamo incontrato forse nella settimana per lui più "difficile" di tutto l'anno: quella che conduce al big match dell'Olimpico tra Roma-Napoli.
Giuseppe qual è il segreto per reggere sul mercato romano con un prodotto così particolare come la pizza napoletana?
Fare le cose con amore e passione. Quel che conta è la qualità tenendo sempre d'occhio anche la convenzienza del cliente. Importante è poi l'accoglienza che chi entra riceve a cominciare da un sorriso che non guasta mai.
Al giorno d'oggi quanto è difficile lavorare a Roma nella ristorazione?
E' difficile perchè viviamo un periodo triste in tutti i settori. Chi era abituato ad andare a mangiare fuori una volta a settimana adesso ci va ogni quindici giorni, oppure una volta al mese. Cambia anche la spesa che si è disposti a sostenere: ora come ora il budget si è molto ridotto.
Chi viene al tuo ristorante che specialità trova?
Intanto l'arte della pizza antica, imparata al Trianon di Napoli ormai venticinque anni fa. C'è poi una ricca offerta di pesce a partire dallo spaghetto alle vongole per arrivare allo scialatiello alla pescatora.
Qual è stato il percorso di vita che da Napoli ti ha portato a Roma?
Sono nato a Napoli nel 1972, il pizzaiolo ho cominciato a farlo a 13 anni. Prima lavoravo nei mercati rionali dove vendevamo ogni tipo di articolo collegato a Maradona: ogni cosa diventava 'a borsa e' Maradona, 'o russett e' Maradona. Diego era un business mondiale. Quindi iniziai a lavorare dalle 10 del mattino alle tre del pomeriggio in un ristorante come ragazzo delle pulizie e guadagnavo duecentomila lire al mese. In quei giorni c'era una frase che riecheggiava nelle mie orecchie: "impara a fare il pizzaiolo". Fu così che iniziai ad affiancare il pizzaiolo per imparare il mestiere. Ormani non rincasavo più alle tre del pomeriggio, ma mi trattenevo (ovviamente gratis) fino alle nove e mezzo di sera. Questa storia è durata un anno e mezzo dopodichè ho fatto il fornaio, ho lavorato alla celebre pizzeria Trianon di Napoli a Forcella e presso l'altrettanto famosa Pizzeria a metro di Vico Equense. Esperienze consumate al fianco dei migliori maestri del campo. A diciassette anni ero uno dei migliori pizzaioli di Napoli. Grazie alla mia bravura allora ho iniziato a viaggiare tra Usa e Sud America e quindi, ormai da 22 anni, sono a Roma.
Come la stai vivendo la settimana di Roma-Napoli?
E' una settimana infuocata, spero che il Napoli vinca anche se prima di tutto mi reputo uno sportivo onesto pronto a riconoscere gli eventuali meriti dell'avversario.
Ti manca Napoli o hai messo tra te e la città una giusta distanza?
Napoli mi manca tanto, quando torno altro che brividi! E' una città stupenda. Molto diversa dalle altre dove c'è meno egoismo, meno tristezza, più cuore ed umanità. Purtroppo la professione a me e a molti altri ci ha portato a fare altre scelte nella vita, ma in ogni caso chi nasce a Napoli muore a Napoli.