Ripartiamo da questa vittoria
di Antonio Moschella
Due anni fa eravamo rimasti all’urlo del Pocho che, consapevole di aver giocato l’ultima partita con la maglia azzurra, gridava alla curva e al mondo il suo amore per il Napoli e per Napoli in una notte di festeggiamenti che mancavano da 22 anni. Ieri, orribili incidenti a parte, è stato il turno di Lorenzo Insigne, autore di una doppietta, e di Marek Hamsik, che ha alzato la coppa al cielo.
Pochi mesi dopo, stupro di Pechino a parte, iniziò una delle migliori stagioni del Napoli, che centrò un secondo posto che mancava dal 1988-89, quando in squadra c’era Lui. Eppure non si notarono miglioramenti radicali: l’Europa League fu snobbata palesemente e nei confronti diretti con la Juventus l’approccio fu eccessivamente ‘provinciale’, per utilizzare un termine caro al nostro amico Marotta. Fu un anno più di Cavani e Mazzarri che di Napoli vero e proprio. Entrambi erano alla ricerca della massima gloria personale, consapevoli che avrebbero detto addio a fine stagione e che, probabilmente, non avrebbero mai più vissuto un anno così intenso e propizio.
Adesso occorre ripartire nuovamente da questo trofeo, ma con un piglio completamente diverso. In primis, è importante assicurare il preliminare di Champions League e poi passarlo, per poter sancire per la prima volta due partecipazioni consecutive alla competizione regina. La seconda ragione è quella di potersi affermare, una volta per tutte, nel gotha del calcio europeo, nonostante il trend attuale delle italiane in Europa non lasci ben sperare. Questa Coppa Italia, il nono trofeo nella nostra scarna e impolverata bacheca, deve essere un punto di partenza.
Confidando in Rafa Benitez, che ha dimostrato di avere un feeling importante con le coppe, bisogna dunque sperare che il suo secondo mercato da ‘manager’ all’inglese, con l’aiuto di Bigon e De Laurentiis, porti a migliorare effettivamente la squadra. Il tecnico spagnolo lavorerà ulteriormente sulla mentalità dei suoi giocatori, come già fatto quest’anno, ma saranno fondamentali acquisti mirati per completare un esercito che possa far fronte a mille avversità, dagli infortuni alle squalifiche, e che possa competere con la stessa solvenza in battaglie campali, all’arma bianca e guerriglie urbane.
Allora festeggiamo e godiamoci questa coppa, che per alcuni sarà anche una portaombrelli ma che è sempre e comunque un titolo alzato al cielo dopo aver combattuto su tre fronti. L’importante è prendere gusto alla vittoria, per farsi poco a poco il palato fine e affrontare con più decisione qualsiasi tipo di impegno. Perché, in fondo, l’appetito vien mangiando…