Da Oriente a Occidente
di Antonio Moschella
Rieccoci di nuovo lì, nell'Europa che conta, quella il cui inno in notturna soffia vibrante sulla nostra pelle azzurra e ci spinge a gridare quel 'The Champions' inimitabile e che ha fatto ormai la storia sul web. Il Napoli torna in Champions League tre anni dopo un sorteggio sfortunato e un percorso nel gruppo ancora più disgraziato, perché altre parole non sarebbe ugualmente eloquenti. Tra lo scetticismo della mancanza di un sostituto già pronto di Higuain e le frizioni tra tifosi e società, la squadra prepara quello che, apparentemente, sembrerebbe un viaggio meno tortuoso di quelli fatti in passato, sebbene non è assolutamente il caso di prendere alla leggera gli avversari che si frapporranno tra gli azzurri e gli ottavi di finale.
Il 13 settembre la carovana di Maurizio Sarri partirà da Kiev, in quell'Ucraina prima terra di cosacchi e ora impigliata in uno scontro culturale sempiterno con la grande madre Russia. Personalente ritengo che cominciare in casa della Dinamo sia favorevole, in quanto permette al Napoli in primis di evitare un'eventuale scomoda e gelida trasferta a novembre o a dicembre, e inoltre perché si tratta forse della squadra sulla carta meno insidiosa. Espugnare lo stadio dedicato al colonnello Lobanovsky sarebbe un primo passo deciso verso la conquista della vetta del girone, qualcosa mai come quest'anno fattibile per gli azzurri.
Il fattore San Paolo sarà importante, con le due gare consecutive in casa contro Benfica e Besiktas (in programma il 28 settembre e il 19 ottobre), che ovviamente rappresentano anche le visite più ostiche. La Vodafone Arena, sita a pochi km dalla sempre riottosa piazza Taksim, sarà prevedibilmente un inferno bollente il 1 novembre. La sfida del Da Luz di Lisbona, invece, in programma il 6 dicembre, arriverà solamente dopo aver ospitato al San Paolo la Dinamo, e potrebbe quindi avere una serie di letture molto ampia. Di base è chiaro, il Napoli sembra aver pescato un gruppo relativamente semplice, ma memore delle sbandate di Dnipro e Villareal, direi che è meglio andarci con i piedi di piombo, anche perché è ben noto che gli azzurri a volte non riescono a concentrarsi al 100% contro rivali sulla carta più deboli e quindi meno stimolanti.
Quel che è ovvio è che il credito con la sorte, fino ad ora mai benevola nei sorteggi di Champions, sia stato in qualche modo riscosso. Il campo dirà la verità, tra le trasferte rognose di Kiev e Istanbul e quella romantica di Lisbona, dove lo spirito di Eusebio accompagna sempre l'unica squadra che negli anni '60 fu capace, per ben due volte, di rompere l'egemonia del Real Madrid in quella che prima era la Coppa dei Campioni. Quello degli azzurri in questo finale di 2016 sarà dunque un viaggio, una sorta di interrail che parte dall'antica Galizia (non quella spagnola), passa per quella che fu Costantinopoli e termina a Lisbona, l'avamposto più ad ovest dell'Europa continentale, in un percorso simbolico da Oriente a Occidente che, se affrontato con la giusta maturità, può portare oltre le Colonne d'Ercole della storia azzurra in Champions.