«Ha sparato ed è fuggito». Ecco le testimonianze dell’agguato che tiene Ciro in pericolo di vita
di Errico Novi
«Siamo in colonna sul lungotevere. Una cinquantina di bus stracolmi di tifosi del Napoli. A un certo punto arriva una pioggia di pietre. Alcuni scendono, tra loro anche il ragazzo che dopo qualche attimo verrà ferito a colpi di pistola». Comincia così il testimone oculare che incontriamo in curva Nord. Ha assistito all’agguato criminale che tiene ancora in pericolo di vita Ciro Esposito, il 31enne napoletano colpito da tre spari prima della finale di Coppa Italia. «Lui scende dal bus tra i primi, vuole capire cosa succede. Di lì a poco inizierà un corpo a corpo furibondo tra una quarantina di ultras romani e un numero più o meno pari di tifosi del Napoli, non appartenenti ai gruppi delle curve. A un certo punto della rissa uno dei romani, terrorizzato dal numero crescente di partenopei che lo accerchiano, tira fuori la pistola e spara. Poi fa perdere le sue tracce, ma la rissa continua ancora. Qualcuno chiama immediatamente l’ambulanza perché presti soccorso al ragazzo raggiunto dai proiettili. Arriverà dopo almeno un quarto d’ora».
Non c’è alcun vivaista di mezzo. Non è mai esistito il presunto attacco di panico dell’esercente sconvolto dalla violenza ultrà. Niente di tutto questo. Semplicemente 40 romani, molto probabilmente ultras romanisti come l’arresto del capo della Sud Daniele De Santis sembra confermare, hanno teso un agguato alla colonna di autobus che trasportava i napoletani verso l’Olimpico. Tutto nasce da lì. Questo ci raccontano i ragazzi con cui abbiamo parlato allo stadio. Le indagini sono in corso. E intanto Ciro lotta tra la vita e la morte al Gemelli, con una lesione alla colonna vertebrale. Le altre versioni circolate ieri sembra siano da attribuire prevalentemente alla confusione. Ma non è da escludere che le forze dell’ordine abbiano preferito non diffondere subito tutti gli elementi emersi dalle prime verifiche. Non è chiaro se ieri sera sia stata volutamente offerta una versione incompleta degli incidenti. Ma tale ipotesi non è da scartare. Se allo stadio fosse arrivata come certa la notizia di un agguato premeditato da parte di ultras romanisti le conseguenze per l’ordine pubblico avrebbero potuto essere terribili.
Nel loro racconto i giovani testimoni dell’agguato fanno notare una sottovalutazione del pericolo da parte delle forze dell’ordine. «La nostra colonna era formata da una cinquantina di autobus. Tanti. Sarebbe stato più prudente frapporre le camionette della scorta tra piccoli gruppi di autobus, diciamo una camionetta ogni 4 o 5 mezzi al massimo. E invece i blindati di scorta si trovavano solo all’inizio e in coda al lungo corteo. Questo ha reso possibile l’agguato». E in effetti, continuano i testimoni, l’attacco dei romani è scattato contro la parte centrale della colonna di autobus, di modo che le forze dell’ordine non potessero nemmeno accorgersi di quanto stava avvenendo, almeno in una prima fase. «Parte l’attacco con le pietre. Siamo sul lungotevere all’altezza di Tor di Quinto. Alcuni tifosi del Napoli scendono, si dirigono verso il punto da cui è partito l’attacco. Improvvisamente si trovano in una specie di strettoia, con decine di aggressori che li accerchiano. Vengono picchiati con violenza. Ma proprio sul nostro bus alcuni tifosi del Napoli convincono l’autista ad aprire le porte e si uniscono alla rissa. Inizia un corpo a corpo incredibile, lunghissimo, dura minuti. Man mano che i napoletani crescono di numero, i romani hanno la peggio e alcuni di loro vanno via. Altri romani riescono ad asserragliarsi dietro il cancello di un vivaista, e proprio nel tentativo di ripiegare verso l’esercizio c’è un romano che si rende conto di non avere scampo. A quel punto estrae la pistola e spara. Colpisce Ciro e altri due tifosi in modo lieve (Carmine Fioretti e Alfonso Esposito, nda), poi fugge. La reazione dei napoletani è violentissima, un altro romano che ancora non era riuscito a mettersi al riparo dietro le inferriate del vivaista viene intercettato e pestato a sangue dai napoletani». Il romano in questione potrebbe essere proprio De Santis, al momento l’unico a essere finito in manette. Il capo ultras della curva Sud, noto col nomignolo di “Gastone”, è stato infatti trovato con una gamba rotta e un trauma cranico. La pistola rinvenuta vicino a lui potrebbe essere stata lasciata dal suo sodale teppista che, secondo i testimoni, ha prima sparato e poi se l’è data a gambe. Raccontano ancora i ragazzi che abbiamo incontrato in curva: «Alcuni napoletani hanno tentato di smontare letteralmente la struttura in ferro del vivaista, senza riuscirvi. Intanto Ciro viene soccorso da altri ragazzi, l’ambulanza arriverà dopo un quarto d’ora». Arriveranno nel giro di pochi minuti anche alcune immagini e le notizie sul tragico episodio. Inizialmente confuse, e forse in parte volutamente attenuate, per evitare conseguenze addirittura peggiori.