di Gianmario Mariniello
Quante volgarità stanno vomitando sul signor Rafa Benitez. Giornalai, venditori ambulanti di giocatori, dispensatori di opinioni a buon mercato. Viviamo in tempi bui, dove il rispetto per il prossimo è stato sostituito dalla volgarità come unica regola. E lo spagnolo Benitez starà capendo bene cosa è Napoli oggi, oltre ad aver ammirato nei mesi precedenti cosa è stata Napoli, in passato.
Sia chiaro: è evidente che le cose non vanno bene, che alcuni giocatori stanno schiattati in corpo, che Rafa stesso si aspettava altro. Ma le accuse di non volersi dimettere perché attaccato ai soldi - sempre lì finiamo: "siete tutti papponi". Auri sacra fames - qualificano 'o Iavarone di turno e l'ambiente tutto.
Nella città dei falsi eroi e dei miti sbagliati, il cittadino del mondo Rafa è davvero un ufo. C'è chi ancora rimpiange il disadattato Mazzarri, le sue giustificazioni assurde, il suo chiagne e fotti, la sua ammuina in panchina, il suo sbattimento e le sue ansie. Lui che voleva friggere il pesce con l'acqua, ma anche colui che con modesti mezzi ha pensato di poter sfidare le corazzate. Perdendo, ovviamente. Ma a lui, in fin dei conti così napoletano, lo si perdonava. Perdere, autogiustificarsi, chiagnere per poi pensare (pensare...) di fottere è nel dna napoletano.
Benitez queste robe non le conosce. Lui ragiona a un altro livello. Internazionale, globale, europeo. Dove la sconfitta non è la fine del mondo e la vittoria si accoglie con gioia composta. Dove conta la programmazione, non l'umore del momento. Dove si vince e si perde tutti insieme. Un ufo, appunto. Contro cui - dopo averlo fatto con De Laurentìs - è facile scaricare tutte le frustrazioni di un ambiente sempre sull'orlo di una crisi di nervi e sempre pronta a spararla grossa (dal primo cittadino fino al vecchio fuori al bar).
"Perchè a Napoli funziona e n'ata manera". Già, vero. Fatevi delle domande. Ma se trovate subito la risposta, sappiate che è sbagliata. Soprattutto se inizia per W.