Io scelgo Totti
di Alessio Capone
Di scempi arbitrali, di insulti, di sputi ne abbiamo sempre visti e ne vedremo sempre. Ma non mi sto riferendo allo speaker dell'aeroporto di Torino che ha chiamato l'imbarco del volo privato per Roma chiudendo con "Forza Juve" e nemmeno agli addetti ai lavori dello stesso Terminal che hanno accompagnato i giocatori giallorossi cantando "non vincete mai".
La Grande Tristezza, lo schifo vero si è consumato in quelle quattro parole twittate da Lady agnelli con le quali ha augurato a Totti, un giorno, di poter giocare "in his own league".
Qualcuno dovrebbe spiegare alla (vecchia) signora che il nostro si chiama campionato italiano e che Totti ne è il miglior rappresentante; oltretutto fresco di un primato in Champions League (quella sì, league) per aver segnato il gol più "vecchio" nella storia del più importante torneo continentale per club. Certe cose nascono dalla fatica, dalla dedizione, dal sudore e dall'impegno quotidiano: non nascono in un tweet.
Qualcuno dovrebbe dire alla signora agnelli, che se proprio ci tiene a partecipare, dovrebbe farlo utilizzando la nostra lingua; come ha fatto Bherami per salutare noi tifosi del Napoli o Reina (addirittura in napoletano) o Garcia che ha imparato l'italiano nel giro di due mesi.
Giù le mani dal campionato italiano.