di Antonio Moschella
Un film già visto, questo Juvents - Napoli. E non per il risultato, ormai una costante da quando si gioca allo Stadium e quasi una sorta di tassa ancora da pagare dopo la roboante rimonta da 2-00 a 2-3 nel 2009, quando però si giocava all'Olimpico e persino un signor nessun come Datolo poteva fare a pezzi una Signora decaduta, che però oggi ha recuperato eccome i gradi. La debacle degli azzurri ieri sera ha i connotati dell'ennesima bocciatura allo stesso esame, quando lo studente arriva al momento della verità con le borse sotto gli occhi e il prof. gli chiede l'unica pagina non studiata, magari l'unica incollata e resa impraticabile da gocce di quel caffè di cui ha abusato durante le notti di studio. Una causa di forza maggiore, si direbbe, e questa forza non è certamente la Juventus.
La differenza tra Napoli e Juve ieri sera non è stata né il fatturato, né lo stadio né il centravanti costato 90 milioni, bensì la sorte, meglio conosciuta come seccia, in collaborazione con la mancanza di concretezza nei momenti giusti. Perché quando Mertens si è allungato il pallone si è visto che non è un centravanti, ma è anche vero che al posto suo Gabbiadini o Milik non avrebbero bruciato gli avversari sullo scatto. Poi è anche vero che Buffon ha sporcato l'interno dei suoi guanti più con la sua saliva con per i palloni calciati dagli azzurri, con il sole Callejón a restare freddo nell'attimo decisivo. Per quanto riguarda la seccia l'assist di Ghoulam a Bonucci non soltanto ha ricordato quello di Paolo Cannavaro a Mata nel 2012 col Chelsea, ma ha spaccato una partita nella quale la Juve aveva faticato a trovare la via di Reina. Bravi a non buttarsi giù, i ragazzi di Sarri avevano anche riacciuffato il pari, ma visto che la seccia è sempre in agguato, l'unico pallone toccato da Higuain si è trasformato in una triangolazione perfetta per lui stesso, ovviamente non voluta e arrivata sempre dal piede sinistro di Ghoulam, che a fluidificare è tra i migliori nel mondo ma dimostra di avere ancora molto da migliorare in fase di chiusura.
In realtà, da tifoso, il gol di un mercenario non mi tange più di tanto. Il vero dolore è provocato da quel senso di impotenza che il Napoli ha con gli astri e con i colpi di vento che sembrano avercela con gli azzurri in ogni dove. Non è la ricerca di una scusa, si tratta purtroppo di fatti, perché in quel batti e ribatti in area juventina sull'unico corner calciato come si deve, il flipper impazzito non ci avrebbe mai premiato con un gol. Troppo facile. Noi siamo forgiati dalla sofferenza. 'Non buttiamoci giù' è un famoso romanzo di Nick Hornby, che non serve d'esempio. Fa anche bene versare qualche lacrima e recriminare e non serve appellarsi allo 'scurdammoce o passato', perché dal passato si impara sempre.