di Antonio Moschella
A volte nemmeno le vittorie salvifiche come quella di ieri al Bentegodi aiutano a far stare sereno l'ambiente e c'è sempre chi trova il pelo nell'uovo o fa scorrere un dito salato sull'unico graffio patito nell'ultimo scontro. A Verona il Napoli ha dominato per mezz'ora, salvo poi palesare nuovamente una crisi di identità e di gioco in tutti i reparti. Eppure ad essere il facile bersaglio delle critiche qualunquiste è la difesa, che sicuramente è il reparto più sensibile in questo momento, ma che a volte deve tenere duro per le mancanze del centrocampo e, ovviamente, al primo piccolo errore viene messa alla gogna.
Ecco quindi piovere critiche su Koulibaly, che dallo status di miglior difensore della scorsa stagione è passato ad essere etichettato come inaffidabile. Per alcuni è colpa della Coppa d'Africa, mentre per altri il senegalese non è altro che un arrogante giovincello di venticinque anni che è a volte troppo sicuro di sé. Ed è proprio da lì che parte la mia difesa al centrale, che nei due anni e mezzo di Serie A disputati ha messo in mostra qualità fisiche e tecniche quasi uniche, beneficiando come pochi dei dettami impartiti da Maurizio Sarri. A parte poche eccezioni, fatico a ricordare un centrale di difesa solido e (quasi) infallibile a venticinque anni. Un tale Bonucci, oggi tra i migliori del suo ruolo, a quell'età sgomitava ancora nella Juve e fu salvato solamente dal grande lavoro di Antonio Conte e del suo psicologo personale. Kalidou, un diamante ancora grezzo, ha davanti a sé spazio e tempo per limare i suoi difetti.
Quest'anno, il primo con il doppio impegno di un campionato al vertice e di una Champions League impegnativa, il suo ottimo rendimento iniziale è stato interrotto dalla 'cappellata' e dall'infortunio contro la Roma ad ottobre, per poi essere nuovamente stoppato dall'impegno della Coppa d'Africa. Ma qualcuno sembra averlo dimenticato, come soprattutto ha dimenticato che se a volte il numero 26 si è reso responsabile di errori nei disimpegni, è stato per obbedire a ordini dall'alto. Il mancato intervento di ieri sul gol di Meggiorini è certamente figlio di una fiducia eccessiva nei propri mezzi, ma è stato l'unico vero errore della giornata di ieri, anche perché l'altra palla persa in palleggio è andata a recuperarla con una scivolata autoritaria e pulita. E si vede che gli stessi che lo criticano forse erano andati in bagno al momento del decisivo intervento su un attaccante clivense che avrebbe potuto significare il gol dell'1 a 2.
E, onestamente, mi viene da ridere quando si critica Koulibaly per non essere riuscito a stoppare Cristiano Ronaldo mercoledì scorso al Bernabeu. D'accordo, il portoghese non è quello di qualche anno fa, ma nell'andar via all'avversario è ancora uno dei maestri più quotati del pianeta, e per sfuggire al roccioso centrale azzurro ha usato l'astuzia e non il fisico. Inoltre, chi ha giocato un po' a calcio, anche se sempre pagando e mai venendo pagato, dovrebbe sapere che difendere è sempre più difficile che attaccare, perché è l'attaccante a sapere in anticipo che movimento farà e, soprattutto, ad avere il campo in avanti, mentre il difensore deve adattarsi e ripartire dopo essersi girato. E non occorre nemmeno dimenticare che il povero Kalidou, posizionato nel centro sinista della difesa, deve anche tappare le falle di Ghoulam, il difensore che più spazi lascia agli avversari e maggiori disattenzioni propone, anche se meno visibili.
È nei momenti difficili che bisogna sostenere e non criticare, anche perché sono sicuro che Sarri è il primo a farsi sentire da Koulibaly per farlo migliorare, anche perché dei suoi errori il senegalese è più che cosciente. Il 20 giugno prossimo il numero 26 azzurro compierà gli anni che appaiono sulla sua solida schiena da lottatore caparbio, fedele alla causa. Il mio augurio è che festeggi questo compleanno in modo sereno e soprattutto azzurro. Ora, lasciamolo giocare, si saprà riprendere da solo.