di Gianmario Mariniello
Domenica di sangue amaro. Intossico. Grida. Sbattimento. Il mio cane che si voleva buttare di sotto. Quando guardo il Napoli in effetti faccio paura. Tipo quando Hamsik accenna una delle sue accelerazioni (!) palla al piede (Ps: odio dire "ve l'avevo detto").
Il massimo della rabbia l'ho raggiunta al 15º del secondo tempo, quando non so quale delle due curve ha iniziato a cantare un coro contro De Laurentiis. Subito dopo il secondo gol dell'Empoli. Sì, il 12º uomo.
Non sarò qui a scrivere la solita litania del "solo a Napoli...", perché non é così. Il Borussia Dortmund - commoventi i suoi tifosi - ha insegnato poco non solo a noi. Sabato a Roma, forse De Rossi non aveva chiamato qualcuno in curva per dirgli che fischiare uno come Kevin Strootman al ritorno dall'infortunio è da coatti.
Napoli, Roma e Milano. L'Italia è unita dall'assenza di cultura sportiva: contestare zio Fester Galliani, uno che da solo in 20 anni ha vinto 10 volte quello che ha il Napoli in bacheca, è da pirla.
E ricordate Gasperini, ora terzo in classifica, che qualche mese disse "per il Genoa è meglio giocare in trasferta"? Belin!
È questa isteria collettiva che avvolge il calcio italiano che fa male a tutti noi. Non ha senso. Specie in un Paese dove si accettano le peggio cose come se nulla fosse. Ah, una cosa: la contestazione è terminata al gol di Zapata. E la coerenza e la mentalità? Addo' stann'? Ma tifare fino alla fine, aldilà del risultato? Non era l'unico amore? Ma accettare che la tua squadra non le debba vincere tutte? È così difficile? Forza Napoli. Sempre.
Ps: togliete la fascia a Marekiaro. Gli pesa troppo.