Benitez, ecco cinque motivi per i quali passare al 4-3-3

L’allenatore continua ad andare dritto per la sua strada, eppure diversi elementi consiglierebbero un cambio di modulo
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    di Domenico Zaccaria

    1. Il centrocampo – Se non si hanno in rosa interpreti all’altezza, il centrocampo a due è un lusso difficile da concedersi. Behrami, Dzemaili, Inler, Jorginho, David Lopez: tutti coloro che, dall’arrivo di Benitez a oggi, sono stati schierati nel centrocampo del Napoli, sono andati in grave difficoltà. Con il risultato che la difesa resta spesso sguarnita e che i quattro attaccanti non sono adeguatamente supportati. Da Mascherano in giù, tutti i grandi obiettivi estivi a centrocampo sono sfumati: e allora perché non provare a sostenere il reparto con un uomo in più?
    2. Hamsik – Vogliamo ancora credere che Marekiaro è l’ombra del giocatore ammirato per tanti anni solo per il fastidioso infortunio dello scorso anno? O forse è più logico supporre che il ruolo di rifinitore - che lo costringe a giocare sempre spalle alla porta - non fa proprio per lui? Non si potrebbe tentare di arretrarlo in un centrocampo a 3 nel ruolo di interno sinistro, quello che ricopriva con Reja? Può il Napoli permettersi il lusso di fare a meno dei gol e delle capacità di inserimento (fronte alla porta) del secondo migliore giocatore in rosa?
    3. Jorginho – Ecco un altro grande prospetto che il centrocampo a due rischia di bruciare. Abbiamo atteso per tanti anni un regista e quando è arrivato dal Verona (dove giocava con due “guardie del corpo” al suo fianco) lo abbiamo costretto a fare la legna e a correre dietro agli avversari. Caratteristiche che Jorginho non ha e difficilmente potrà mai avere. Sarà un caso, ma quando domenica scorsa a San Siro Benitez lo ha messo in campo al posto di Hamsik e ha schierato un centrocampo a tre, il Napoli ha segnato due gol ed è parso più equilibrato. Salvo poi buttare via tutto per le solite amnesie individuali in difesa.
    4. Insigne, Mertens e Callejon – Il discorso vale soprattutto per gli ultimi due, perché lo spagnolo ha mille polmoni e raramente perde la lucidità davanti alla porta. Ma Insigne e Mertens (che non a caso è diventato un panchinaro fisso) soffrono maledettamente il lavoro sfiancante che Benitez gli impone. Più che centrocampisti esterni, i due sono vere e proprie ali che dovrebbero avere licenza di offendere e non l’obbligo di difendere. Come Gervinho e Iturbe della Roma, per intenderci, che infatti hanno le spalle coperte da tre centrocampisti. Recentemente, Zeman ha ricordato che Insigne con lui è sempre andato in doppia cifra perché giocava negli ultimi 30 metri e non arrivava alla conclusione dopo stremanti cavalcate su e giù per la fascia. Ha ragione lui?
    5. Higuain – Giocare con quattro punte e non riuscire quasi mai a supportare adeguatamente la principale bocca da fuoco: è questo il paradosso nel Napoli visto a San Siro (e non solo in quella occasione, purtroppo). Higuain dà spesso l’impressione di combattere da solo contro i due centrali avversari perché con Hamsik si pesta i piedi e i due esterni di attacco sono troppo lontani. Il 4-3-3 con Insigne e Callejon meno impegnati in fase difensiva non farebbe comodo anche a lui? D’altronde, anche nel Real Madrid giocava così…  

     

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