di Antonio Moschella
"L'essenziale è invisibile agli occhi", diceva il Piccolo Principe. E di bellezza obiettiva ed eccessivamente incensata il gioco del Napoli di Sarri ne ha dimostrata fin troppa, finora. Ciò che manca è sempre il clic decisivo, quella dose in più di cattiveria e concretezza che ti permetti di andare oltre la barriera, al di là di un fossato che da troppi anni è invalicabile. Perché se vuoi essere grande, devi conquistare un castello, non basta bearsi delle proprie fattezze e dei complimenti di avversari e addetti ai lavori. Inutile quindi crogiolarsi del presunto catenaccio della Juventus, alla quale il pari valeva come una vittoria e che si è comportata come quasi tutte le squadre che sono scese in campo al San Paolo.
Se ieri non si è riusciti a vincere non è per l'accortezza difensiva di Allegri bensì per la mancanza di cinismo nei momenti che contano. Certo, la fortuna non è stata simpatica quando ha negato a Mertens il raddoppio, ma anche essa è una donna da conquistare col tempo, e più con la convinzione che con fasci di fiori. Il Napoli è schiavo del suo gioco armonioso, della sua retorica sopraffina e del suo fraseggio forbito. Ma al momento della verità, tentenna sempre. L'incontro di ieri era fondamentale per continuare la ricerca di un secondo posto necessario, perché oltre a restare a due punti dalla Roma si sarebbe complicata la situazione dei bianconeri, che alla terzultima giornata avrebbero potuto aver bisogno di punti nello scontro con i capitolini.
È un Napoli bello ma incompleto quello di mister Sarri, che sta scrivendo una favola d'altri tempi con una piuma e un calamaio, romantico e ardito. Purtroppo l'inchiostro sembra non essere mai sufficiente, quando si tratta di redigere le pagine più intense e gloriose. La fantasia non basta, a volte bisogna scendere un po' più a terra e suonare melodie meno celestiali ma più efficaci. Il tempo è poco, le partite anche. Vincerle tutte sembra impossibile. Eppure è l'unico modo per acciuffare quella qualificazione Champions diretta che trasformerebbe l'attuale nella migliore stagione di sempre del dopo Maradona. Inutile dire perché...