Avere sempre in campo quattro attaccanti di qualità è uno sfizio, non roviniamocelo

Con il modulo di Rafa lì davanti deve per forza esserci gente che sa dare del tu al pallone. E visto che il rendimento è superiore a quello del Napoli di Mazzarri, godiamoci la bellezza delle giocate
  • di Errico Novi

    Siamo proprio da studiare, noi tifosi del Napoli. Siamo più nervosi adesso di quando arrancavamo in Europa league, e in campionato avevamo un distacco dalla Juve superiore all’attuale. È una crisi di crescita? Probabilmente sì. La mentalità vincente che Benitez prova a trapiantare dalle nostre parti produce un trauma in fondo prevedibile. Una specie di nevrosi da adattamento. Noi vincenti? Noi in campo sempre per fare la partita? Con un modulo che tutti definiscono il più sfrontato d’Italia? No, non è possibile. Noi napoletani non possiamo permettercelo. Noi dobbiamo “misurarci la palla”, come si dice a Napoli con espressione poco equivoca. E qui viene fuori l’impatto dirompente che lo spirito europeo (nel senso migliore del termine) di Rafa provoca sulla nostra mentalità. Il trauma appunto, che trova un bersaglio nel famoso modulo: i quattro-attaccanti-quattro.

    Come al solito in questi casi, rischiamo di perderci il meglio. Cioè lo sfizio di vedere sempre in  campo almeno quattro giocatori che sanno dare del tu a pallone. Perché è chiaro a tutti che se là davanti non hai sempre elementi di grande qualità, non ha proprio senso giocare con il 4-2-3-1. Con un assetto simile sarebbe inutile schierare a ridosso del centravanti un giocatore “di gamba” ma meno tecnico. Conta solo vincere? Certo che sì. Ma se i risultati sono gli stessi o addirittura di poco migliori dell’anno scorso, conterà pure qualcosa il fatto di vedere in campo uno spettacolo migliore. Conterà, per dire, il fatto che in una partita pure bruttarella come quella con la Lazio il Napoli riesca a segnare quattro gol tutti di pregevole fattura.

    Certo non basta una riflessione del genere perché la maggioranza dei napoletani cambi idea. È evidente che su Benitez si è cominciata a scaricare la classica paura di vincere tipica della nostra città. Quel complesso generato dal nostro irriducibile fatalismo, che ci induce a essere scettici sulle nostre possibilità e quindi poco inclini a costruire il futuro. Abbiamo paura di fallire, e invece di fare i conti con questa paura ce la prendiamo con lui. Più comodo, certo. Più facile dire che Rafa sfida l’ira degli dei con quei quattro attaccanti, schierati persino a Dortmund. Ma guardiamo un attimo a mercoledì prossimo. A quell’impresa sovrumana che saremmo chiamati a compiere contro l’Arsenal: è impensabile provarci (perché bisogna provarci) con un  atteggiamento speculativo. Non si tratta di segnarne uno, bisogna andare in campo per farne almeno tre. Ritirarsi in anticipo non è previsto dalle norme Uefa. Ci tocca. È una roba ai limiti dell’impossibile ma ne vale la pena. Proprio con quei quattro attaccanti in campo, proprio con la sfrontatezza di Benitez. O qualcuno pensa che provare a vincere è prova di scarso realismo?

    Forse Napoli deve riabituarsi all’idea del bel gioco, davvero lontana ormai nei nostri ricordi e nelle nostre abitudini. Insieme con le nostre tare plurisecolari, pesa senz’altro il fatto di aver avuto negli anni passati alla guida del Napoli un allenatore con una filosofia completamente diversa da quella di Rafa. Ma quell’allenatore è andato via proprio perché si è reso conto che con la sua impostazione non avrebbe potuto ottenere risultati migliori. Non dimentichiamolo. E proviamo a goderci questo Napoli discontinuo e incompiuto in alcuni ruoli, ma sicuramente più bello a vedersi di quello degli ultimi anni.

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