Provate a tradurre “Napul’è” e vedete se i tifosi del Liverpool la cantano come un inno
di Gianmario Mariniello
A me fa piangere. Forse perché sono un emigrante, forse perché – come Pino – amo e odio la mia terra di origine, forse perchè – come Pino – non ci tornerei. Ma questa è una considerazione personale. Parliamo di calcio.
Stasera ho visto che Sky equiparava Napul’è a You’ll never walk alone. Non voglio fare il professore, ma l'inno del Liverpool dice che nonostante tutto, noi saremo con te. Mentre quello che in molti vorrebbero come inno del Napoli dice che nessuno se ne fotte di Napoli. E cantarlo a squarciagola – quel pezzo che mi toglie il respiro – mi pare come un modo (auto-assolutorio) per ognuno di noi di dire che alla fine è sempre colpa di qualcun altro. Mentre Pino voleva dire esattamente il contrario.
Il testo di Napul’è lo conosciamo tutti.
Quello di You'll never walk alone dice tutt'altro:
“Sebbene i tuoi sogni vengano scossi e infranti/ Continua a camminare, continua a camminare/ Con la speranza nel cuore/ E non camminerai mai solo”.
Insomma, ben altra musica rispetto a:
“Napule è ’na carta sporca/ E nisciuno se ne ’mporta/ E ognuno aspetta ’a ciorta”.
Traducete la canzone e dite a un tifoso del Liverpool se la canterebbe mai come inno della propria squadra. Non ve lo consiglio, in verità. Gli inglesi sono orgogliosi. Gli scouser di più.
Adesso io capisco il momento, l’emozione, ’o sentimento. Ma ha detto tutto Errico Novi: fare di Napul’è la nostra bandiera è come rassegnarci a essere una carta sporca per sempre. E questo a Pino Daniele non piacerebbe. Rispettiamolo, omaggiamolo, ricordiamolo. Ma non travolgiamolo con troppo affetto. Non diventiamo invadenti. Non lo merita Napoli, Napul’è e nemmeno il Napoli.
Ciao Pino, spero di non aver scritto cazzate. Ma solo tu lo puoi sapere.