Anche la Coppa Italia richiama al San Paolo un pubblico da record

I tifosi azzurri come quelli di Fiorentina, Roma, Udinese e Lazio messi insieme: merito di un amore sconfinato, ma anche della politica societaria dei prezzi che continua a dare ottimi frutti
  • europacalcio.it

    di Domenico Zaccaria

    “Mettetevelo in testa, nessuno è come noi” urlavano gli ultras azzurri in un vecchio coro. Casomai ce ne fosse stato bisogno, l’ennesima conferma è arrivata in questo primo turno “vero” della Coppa Italia. Un trofeo che negli anni ha perso appeal e, di conseguenza, è stato sempre meno considerato (almeno fino alle semifinali) da società, allenatori e tifosi. Ovunque, ma non a Napoli. Mercoledì sono accorsi in 45.000 per sostenere la squadra di Benitez nella sfida contro l’Atalanta: esattamente il numero di spettatori sui quali hanno potuto contare Fiorentina, Roma, Udinese e Lazio, ma tutte insieme! Già, ad assistere alla vittoriosa gara della Roma dei record di Garcia contro la Sampdoria sono andati solo in 20.400, e va sottolineato che i giallorossi, assenti in Europa, scendono in campo solo in campionato e in Coppa Italia. In 9mila hanno “assiepato” le gradinate dell’Olimpico per Lazio-Parma, in 8mila quelle dei Friuli per Udinese-Inter e in 7.900 quelle del Franchi per Fiorentina-Chievo. Totale: 45.300. Ora c’è da chiedersi cosa spinga i napoletani, in un piovoso e freddo mercoledì di metà gennaio, ad accorrere in massa in uno stadio vecchio, scomodo e vetusto, per assistere a una gara non certo di cartello, peraltro trasmessa in diretta dalla Rai. Il motivo è duplice. Il primo è che il legame tra questa città e la propria squadra è più forte di tutto: della categoria, dell’avversario e della posizione in classifica. “La scuola non è un obbligo, in Napoli sì”, recitava uno striscione esposto la scorsa settimana durante l’allenamento mattutino della squadra al San Paolo, e lì è racchiusa tutta la poesia di un amore che i soliti commenti idioti che ne sono seguiti (“Al Sud non lavorano”) non riescono nemmeno minimamente a scalfire.  Benitez e Higuain, che di palcoscenici importanti se ne intendono, non perdono occasione di rimarcare quanto sia bello lavorare in una città che vive e respira calcio 365 giorni l’anno, e non solo la domenica pomeriggio. Il secondo motivo va invece ricercato nell’intelligente politica dei prezzi decisa dalla società: la crisi economica non allenta la sua pressione, tra campionato e coppe il San Paolo apre quasi ogni settimana, e allora perché non facilitare l’afflusso in massa dei tifosi? A parità d’incasso – 300mila euro per la sfida all’Atalanta – è meglio avere 50 o 25mila persone allo stadio? La risposta pare scontata, non solo da parte dei tifosi ma anche dei giocatori che devono scendere in campo, e che rischiano (ricordate il primo turno contro il Bologna dello scorso anno?) di prendere sotto gamba l’impegno contro un avversario inferiore in uno stadio semivuoto.

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