I dieci comandamenti del tifoso del Napoli
di Boris Sollazzo
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Non avrai altro D10S al di fuori di Diego.
Perché è giusto vivere nel presente e sperare nel futuro. Ma se nel tuo passato c’è Diego Armando Maradona, hai ricordi che nessun tifoso ha mai vissuto. E che tutti ti invidiano.
Non nominare il nome di D10S invano.
Indignati quando senti che il pur bravo Emre è il Maradona del Bosforo o Hagi il Diego dei Carpazi. Compatisci Ortega e Riquelme, argentini che hanno sacrificato la carriera ai paragoni che blasfemi commentatori facevano tra loro e Sua Maestà. E non cadere nella tentazione di pensare che Lionel Messi possa anche solo eguagliarlo. Il relativismo moderno non può riguardare Lui. A tutto c’è un limite.
Ricordati di santificare la domenica pomeriggio.
Ok, questo è per i più vecchi. O per chi si ricorda la C. Ora ricorda anche di santificare l’anticipo del sabato, il posticipo della domenica, il Monday night, la coppa Italia e la Champions League.
Onora Aurelio De Laurentiis e Marek Hamsik
Il presidente non sbaglia mai, neanche quando scappa sul motorino di uno sconosciuto. Anche quando non lo capisci, sa quello che fa. Così come Marekiaro.
Sono due poeti moderni. Impossibile non commuoversi quando il primo urla al calcio italiano “siete delle merde!” o quando il secondo ammette candidamente, mentre Mazzarri se ne va alla chetichella e Cavani ascolta le sirene altrui, che lui “la fascia di capitano la lascio a Paolo, perché sono più giovane di lui e avrò tanti anni per portarla”. Che Grava sia sempre con loro e con noi.
(avvertenza: il terzo comandamento può essere cambiato da tifoso a tifoso: potete mettere Maradona e Careca, ma anche Consonni e Calaiò. Non potete, però, metterci il core 'ngrato 2.0, Fabio Quagliarella).
Non uccidere l’avversario. Limitati a spaventarlo
Per essere un tifoso napoletano devi avere quell’infantile voglia di conquistare il mondo. Anche se nella maggior parte dei casi il mondo ha conquistato te. Solo così il San Paolo diventa il dodicesimo uomo in campo. Yaya Touré, non proprio un vigliacco, ancora ricorda con terrore Napoli-Manchester 2-1 e il nostro boato. Ibrahimovic, che non si stupisce da quando è nato, ha tremato solo davanti a noi. Dai ragazzi non molliamo.
Non commettere atti impuri
Si può tifare solo per i gemelli del Genoa. Ogni altra simpatia per un’altra squadra è considerata impura. Abbiate compassione dei napoletani più sfortunati che tifano Inter, Juve e Milan, destinati a essere schifati da noi e persino lì al Nord. Sono diversamente tifosi.
Non rubare partite, scudetti, neanche amichevoli
Sei del Napoli. Non sei juventino o milanista. Rubare non ti è permesso, e neanche lo vuoi (tranne in rari casi: quando giochi con quel Parma che ti ha mandato in B, ad esempio, o quando hai di fronte appunto i bianconeri: rubare in casa del ladro non è peccato). Non ti piace vincere facile, anzi preferisci farlo contro tutto e tutti. Sei nato per soffrire. E godere. Nell’ordine, però.
Non dire falsa testimonianza
Non nascondere mai la tua fede. Come diceva Kipling, che non è il centravanti dell’Inghilterra del 1966 “Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa, o essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio, [...] se sai incontrarti con il Trionfo e la Rovina
e trattare questi due impostori allo stesso modo, [...] se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune e rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, e perdere, e ricominciare dal principio
e non dire mai una parola sulla tua perdita. Se sai costringere il tuo cuore, tendini e nervi
a servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, e a tenere duro quando in te non c'è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: "Tenete duro!", [...] se per te ogni giocatore che porta la tua maglia conta, ma nessuno troppo, se riesci a riempire ogni inesorabile minuto dando valore ad ognuno dei novanta giri di lancette, più recupero, tuo è il Napoli, il calcio e lo sport, e tutto ciò che è in esso. E — quel che più conta — sarai un Tifoso napoletano, figlio mio!”. Avete ragione, le ultime righe non sono proprio così. Ma sapete che è così.
Non desiderare la vittoria d’altri
Se attorno a te vincono il triplete, se conquistano scudetti anche se non sanno contarli, se vanno avanti in Coppa dopo averti battutto ai supplementari, non invidiarli. Anzi compatiscili. Perché non sapranno mai cosa vuol dire vincere a Napoli.
Non desiderare la roba d’altri
Sceicchi alla Caravan Petrol, oligarchi russi a cui non passa mai la Mosca sotto al naso, ricchi più o meno scemi italiani, imbroglioni patentati. I primi due non fanno per noi, non sapremmo perdere l’anima vendendola al miglior offerente, dei secondi abbiamo fin troppo fatto esperienza tra venditori di quadri, albergatori che per il Napoli si son giocati tutto o quasi, Gallo cedroni e ritorni dal passato. Ora abbiamo Aurelio, e tutti lo vorrebbero. Godiamocelo. O’ presidente avrà i suoi difetti, anche se ora non li ricordo, ma ci ha restituito i beni più grandi: dignità e speranza.
Bonus track
Undicesimo comandamento: mai essere occasionale
Un grande tifoso del Napoli è ossessivamente scaramantico e sempre all’erta. Non come il comandante Bevilacqua, che conoscerete nelle prossime pagine, che a volte si fa prendere dall’entusiasmo. Se vinci 3-0 e scocca il 90’, potresti ancora perdere. Se a fine primo tempo fai già il calcolo sulla classifica finale, forse non hai ripassato la tua Storia a dovere. Se sul 2-0 contro le zebre, in finale di Coppa Italia, tua sorella Tania, la tua compagna di stadio e di tifo, comincia a cantare trionfante Oj vita mia a cinque minuti dalla fine, semplicemente sbaglia. Questa è La legge suprema da non dimenticare mai.