Amarcord Samp-Napoli: Alessandro Renica

Fu il "libero" dei tempi d'oro. Lasciò Vialli e Mancini, ma trovò Re Diego.
  • di Francesco Albanese

    Che Claudio Gentile fosse nato a Tripoli non meravigliava più di tanto del resto era soprannominato "Gheddafi", ma perché mai Alessandro Renica fosse stato partorito ad Anneville sur Mer era uno di quei piccoli misteri che rendeva ancora più affascinante la mia carriera di collezionatore indefesso di figurine Panini. Insomma ai miei occhi avere Renica nella propria squadra era come se si potesse disporre di uno straniero in più e un tempo in cui se ne potevano tesserare al massimo due capirete che era un bel vantaggio.

    A guardarlo bene quello spilungone aveva poco del fascino esotico, per di più quei calzoncini ascellari non ne incrementavano l'appeal. Le sue movenze erano piuttosto sgraziate e non era particolarmente veloce, in compenso aveva un sinistro tagliente unito ad un colpo di testa che sapeva sfruttare in entrambe le aree. Lo strappammo alla Samp più bella di sempre che nel ruolo di libero decise di puntare sulla erre moscia di Luca Pellegrini: col senno di poi da quella cessione ci guadagnarono tutti.

    A Renica sono legate alcune della pagine più belle della storia azzurra. In questa sede mi piace ricordarne due. La prima è il gol al 119' dei tempi supplementari dei quarti di finale di UEFA contro la Juventus ("colpisce un po' storto" disse Giorgio Martino in cronaca). Una zuccata che completò una rimonta indimenticabile. Il secondo ricordo è datato 10 maggio 1987. Nel giorno del primo scudetto Maradona strappò di mano il microfono a Galeazzi negli spogliatoi per intervistare tutti i suoi compagni ebbri di gioia. Quando fu il turno di Renica ne nacque un siparietto comico solo a vedersi: tra lui e Diego passavano parechi centimetri e vedere quel fenicottero scarno (in mutande bianche) piegarsi per abbracciare il giocatore più forte di tutti i tempi rappresentò l'immagine perfetta di quel che significa essere un gruppo prima ancora che una squadra.

    Ps Bisognerebbe poi citare il celebre sketch di Troisi a proposito della moglie di Renica, ma questa è un'altra storia.

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