Dieci proverbi che uso con questo Napoli scombinato

Ci sono frasi che mi aiutano a superare le delusioni di queste settimane. Magari possono servire anche a voi
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    di Boris Sollazzo e Francesco Albanese
     
    A volte la saggezza popolare può aiutare. Lo avevo già scoperto dopo la maledetta Napoli-Chievo ma ho capito che mi servivano un'altra decina di motti per resistere ai pessimisti co(s)mici. E allora eccoli qua per voi, ma soprattutto per me.
     
    1. Meno siamo meglio stiamo. Solo 5000 al San Paolo. Ma cantavano come 50000. Avevano ragione Renzo Arbore e Nanni Moretti, meglio non far parte della maggioranza. Certo, c'è il dubbio che Hamsik dopo il gol abbia messo le mani dietro le orecchie per sentire i tifosi a uno a uno. Per sua sfortuna però cori e esultanze venivano coperti dalle urla barbare di Andujar.
     
    2. Hakuna Zapata. Hakuna Matata, in Africa, sta per "non ci sono problemi". A Napoli Hakuna Zapata vuol dire "sta senz'penzier' che prima o poi mi trasformo in Weah e la metto dentro". C'è chi darebbe il suo regno per un Cavani, a chi gli scappa il Pipita, io mi tengo stretto Duvan.
     
    3. Si stava meglio quando si stava peggio. Eh si, quanti ne avete visti e sentiti mentre si strappavano le vesti? Quanti rimpiangono il passato? Vedendo il San Paolo deserto di ieri ho ricordato due partite simili.
    Napoli-Lazio 3-0, ritorno della Coppa Italia dell'anno della retrocessione dei record. Nei distinti sentivo l'eco delle mie urla ai gol e quella sera feci persino in tempo a innamorarmi fugacemente del principe Giannini. Una botta e via. E poi Napoli-Cremonese del giugno del 1999, serie B. Bucai una gomma, arrivai a metà secondo tempo. Ero uno degli 89 paganti, vidi un gol di Turrini che sembrava Diego. Alla fine della partita rimasi nello stadio vuoto per un minuto a versare qualche lacrima per un nuovo anno in B. Più tardi, purtroppo, arrivó il Pappone. Che certe gioie come queste me le ha negate. Che nostalgia.
     
    4. Andujar vai, se il portiere non ce l'hai. Meglio di un citofono anche il portiere di notte. Mariano per lo meno parla (anche ai compagni, non solo a un Dio che lo ignora), si arrabbia, non sembra lì per caso. A un certo punto blocca anche un tiro, tanto che Rafael sembra stare nella porta avversaria. Cito Giobbe Covatta e dico "Basta Mariano, che ce vó?".
     
    5. Pazzo Inler amalo: Gokhan il barbaro è tornato. Temevamo fosse fuggito con Zuniga e già aspettavamo una puntata di Chi l'ha visto ad hoc. Non è che abbia giocato male ieri, eh, ma i suoi controlli di palla modello lottatore di sumo, i suoi errori pieni di creativa insensatezza, ti fanno capire che c'è della follia nel suo genio. E alla fine non puoi non amarlo. Pazzo Inler amalo, appunto.
     
    6. Che confusione, sarà perché Gargano. Pareva Mascherano. Anzi Mascherino, a causa della rottura dello zigomo. Ieri gli avversari, degni del Feralpi Saló, ci hanno restituito il Walter d'un tempo. Un passaggio demenziale a far partire il contropiede altrui, una penetrazione in area in cui si addormenta sul pallone, azioni personali che sono come le bottiglie di vetro: vuoti a perdere. Il nostro piccolo re del caos. Anche se quando fa così lo definiresti più testa di caos, a esser sinceri.
     
    7. Il Marek d'inverno è un concetto che nessuno mai considera. Invecchiando, si sa, si soffre di più il freddo. E il Capitano secondo me non è diventato un brocco, va solo in letargo. Era ancora estate l'anno scorso quando iniziò il campionato alla grande, era già estate quando ci regalò la Coppa Italia con una prova maiuscola. Ora, ha ragione Enrico Ruggeri, il Marek d'inverno lo snobbano tutti. Ma zitti, che forse s'è svegliato.
     
    8. Crossa Maggio, su coraggio. Castel Volturno, abbiamo un problema. Abbiamo terzini forti, ma sono come le luci di Natale, intermittenti. Se azzecca i cross Ghoulam, li sbaglia Christian. E viceversa. Tocca solo allineare i pianeti e le prestazioni ed è fatta. Che poi con uno Zapata così, gli assist in area non sono solo pura accademia ma persino efficaci. Lo so, forse pretendo troppo. Come diceva l'avo di Koulibaly? I have a dream.
     
    9. Uscire è un po' morire. Noi non abbiamo un'area piccola, ma un campo di forza elettromagnetico. Se lo abbatti, rimani stordito. Ieri Andujar non stava sbagliando nulla, poi vola ad anticipare tre compagni. Manca la palla, corre verso l'infinito. Si credeva Higuain. O forse solo Higuita. Nel Napoli di quest'anno uscire è un po' morire. Soprattutto per i tifosi che assistono basiti.
     
    10. Auriemma mediocritas. Benitez insegna calcio, ma pure giornalismo. Ma con certi colleghi, è inutile. Rafa dice al telecronista tifosicchio che dovrebbe sapere che è prassi la scorta post partita, lui risponde che lo denuncerà se non porta l'articolo a sua firma, dando la colpa a una sua collaboratrice. E così si inventa la figura del direttore irresponsabile. Alla Romano va la nostra solidarietà, con certi capitani coraggiosi si prepari a occupare la prima scialuppa di salvataggio.
    A Rafa suggeriamo di portare, alla prossima conferenza stampa, di portare al collega la registrazione del suo sito al tribunale, le norme che regolano il suo lavoro e un limone.

     

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