Quei cori senza senso né luogo
Di Antonio Moschella
I 5 gradi del Camp Nou lasciavano presagire una serata fredda e rigorosa. Ma il lavoro è lavoro, e quindi su in tribuna stampa a fare il proprio dovere, mentre il Barcellona e la Roma si riscaldano e noi gelavamo in questo antipasto di inverno inaspettato.
Tuttavia il peggio doveva ancora arrivare. Ma non a livello sportivo, anche perché tra Roma e Barcellona sceglierei non saprei. Il gelo si è trasformato in bollente astio dei tifosi romanisti verso i napoletani tutti quando, dopo neanche mezz'ora e il risultato già sul 2 a 0 per i padroni di casa, ho iniziato a sentire dei cori provenienti dal settore dei supporters giallorossi. All'inizio pensavo che fossi solo succube della mia ossessione di sentire scandito il nome della mia città e della mia squadra in ogni momento. Poi, dopo una serie di echi, la conferma del testo di quella canzone: "Odio Napoli".
Al di là della tristezza dei cori in sé, che ormai fanno capolino in tutta Italia, ho provato un po' di pietà verso chi sfogava il pessimo momento della sua squadra urlando a squarciagola l'odio verso la mia. E, sia ben chiaro, non perché fosse la mia, quanto perché in quel momento Napoli e il Napoli non c'entravano proprio.
Arrivati a questo punto, davvero non so cosa potrà accadere il 13 dicembre, quando ci sarà lo scontro diretto. Spero solo che questi cori non siano l'inizio di un'altra faida. A pochi passi dal Natale, sarebbe una pessima notizia per chiudere l'anno sportivo. E non.