Napoli-Nizza, tutto sull'avversaria dei play-off di Champions League

Dopo aver jastemmato a dovere e aver spaccato suppellettili varie, vediamo a vedere lati deboli e punti di forza del Nizza. Sperando che non finisca come all'esordio di Maurizio Sarri
  • di Boris Sollazzo

    Ora che avete finito il calendario e tirato giù tutti i santi, proviamo a capire che squadra è il Nizza, che peraltro ha già battuto in amichevole il primo Sarri azzurro. Sono forti - nelle individualità e nel collettivo -, hanno messo in crisi per metà stagione PSG e Monaco. Noi abbiamo provato a buttar giù pro e contro della sfida che si frappone tra noi e i gironi di Champions League (anche perché di partite dei rossoneri ne abbiamo viste diverse, su Premium, l’anno scorso). Aspettiamo i vostri.
     

    CONTRO


    Mario Balotelli: delitto, castigo, estasi. Delitto è il non aver mai saputo sfruttare il suo immenso talento a pieno. Castigo è quello che i suoi allenatori, Favre compreso, prima o poi gli appioppano. Estasi è quella che sa dare quando decide di vincere le partite da solo (ricordate Italia-Germania di Euro 2012?). Al Napoli ha segnato già con il Milan e il City (in Champions peraltro, al San Paolo) e come dimostrano i messaggi d’amore reciproci sui social, al di là della figlia Pia, c’è un rapporto speciale con la nostra città e squadra (lo testimoniano pure le lacrime napoletane che versò in panchina dopo una pessima partita e una sostituzione). Potrebbe voler far colpo, i mezzi li ha. Rigorista quasi infallibile, con le sue punizioni e le sue bombe da lontano può far male a Reina, che su entrambe non è un drago. Fisicamente e tecnicamente sembra fatto apposta per metterci in crisi. A Nizza sembra aver trovato la sua dimensione, ma contro il Napoli potrebbe cercare la grande prestazione per l’agognato ritorno in Italia. 

    Dalbert: Dalbert Henrique Chagas Estevão è uno degli elementi della rosa più tecnici e promettenti. Già all’altezza delle big europee, è un terzino sinistro che sa giocare anche esterno a centrocampo: grazie a questa dote scambi di posizione e sovrapposizioni rappresentano, su quella catena, una delle soluzioni tattiche del Nizza più efficaci. Ventiquattro anni l’8 settembre, è nel mirino dell’Inter da settimane (si sbrigasse Sabatini) e a differenza di molti suoi colleghi brasiliani non ha solo spiccate doti offensive ma anche un’attenzione nella fase difensiva sorprendente (essendo cresciuto in Brasile e poi in Portogallo). Tatticamente intelligente, non ci si faccia ingannare dai pochi (4) assist della scorsa stagione: sono le aperture di gioco, i dialoghi nello stretto e nel lungo, le discese il suo forte. Uno da terzultimo passaggio, per intenderci.

    Jean Seri: era l’obiettivo primario di Monchi per la Roma, prima che virasse sul più economico ex obiettivo azzurro Maxime Gonalons. Molte grandi del calcio internazionale gli fanno la corte ma i 25 milioni di euro che chiedono, giustamente, i cinoamericani Lee e Zheng per ora hanno fatto desistere in molti. Classe 1991, Minuto - 168 centimetri - ma veloce e tecnico, è ottimo in fase di regia, sia difensiva (da mediano) che offensiva (quasi da trequartista) ma dà il meglio di sé da centrale di centrocampo, alla Hamsik. Anzi, alla Kanté: a testimoniarlo anche i sette gol e i nove assist. In fase offensiva ricorda i migliori Perrotta e Nocerino, per la grande capacità di inserimento, i suoi “elastici” possono fare molto male al Napoli. Soffre di unghie incarnite - motivo per cui ha rifiutato la Russia - perché in Costa d’Avorio gli scarpini si guadagnano solo quando diventi molto forte. Prima, si gioca a piedi nudi.

    Valentin Eysseric: nel mirino di Fiorentina (che lo vorrebbe per sostituire Tello e Ilicic) e Samp (nel caso partisse Schick), è cresciuto nel Monaco che lo diede in prestito al Nizza. Crescita lenta e progressiva, il suo talento ha visto una maturazione costante: prima ala alla Martens (tecnico e veloce, capace di giocare su entrambe le fasce), poi interno di destra e infine trequartista, ruolo in cui nell’ultimo anno ha dato il meglio. E’ il giocatore chiave dei cambi di modulo di Favre, tra le linee mette in crisi molte difese: a testimoniarle i 20 gol e 19 assist in 148 partite di Ligue 1. Anche caratterialmente è molto più solido, in particolare dal 2013: entrò con il piede a martello su Clement, causandogli un lungo stop. Nonostante faccia parte del suo gioco il tackle duro, andò davanti ai microfoni chiedendo per sé, in lacrime, una punizione esemplare. La ottenne: 11 turni.

    Alassane Plea: a parlare con i tifosi del Nizza, il bruttissimo infortunio al ginocchio (il secondo, dopo quello del 2015) del febbraio scorso (causato, a Rennes, da una brutta entrata di Pedro Mendes) ha tarpato le ali dei rossoneri verso il sogno scudetto. Finché il bomber franco-maliano ha occupato, con e senza Balotelli, il centro dell’attacco della formazione di Favre, si volava sopra PSG e Monaco. E non era poi così strano: il nostro dopo annate buone ma senza il salto di qualità, aveva preso, tra campionato e coppe, a segnare un gol ogni due partite. Buona fisicità, soprattutto nella reattività, e bravo nel colpo di testa nonostante raggiunga a stento il metro e ottanta, è dotato di buoni piedi e ottimi tempi di inserimento, oltre a farsi valere in area. Brutta notizia: ama l’Europa, come ricordano quelli del Salisburgo, che lo videro segnare il gol vittoria nel loro stadio, eliminandoli.

    Allianz Riviera: è lo stadio avveniristico, bellissimo, del Nizza. Catino caldissimo, 36000 posti, campo vicino a spalti comodi (si vede bene anche dai seggiolini da 10 euro) e fatti apposta per tifare, dal 2013, anno della sua inaugurazione, è uno dei punti di forza della squadra. Costato poco più di Neymar (245 milioni di euro), sarà pieno di supporter che renderanno il ritorno un inferno. Anche perché gli ultras nizzardi, piuttosto violenti, sono acerrimi nemici di quelli del Tolosa e del Genoa. E il gemellaggio con i rossoblu renderà, per loro, la partita ancora più accesa. Curiosità: i pannelli fotovoltaici sul tetto rendono l’impianto totalmente autosufficiente.

    Condizione fisica: il campionato francese è iniziato il 5 agosto per il Nizza. Oltre ai preliminari già giocati, e benissimo, contro l’Ajax, quindi, la squadra francese avrà sulle spalle una preparazione ottima, quattro partite vere e sarà già al 100%. Di tutte le avversarie possibili era quella più avanti nella preparazione e si troverà con un’altra gamba rispetto al Napoli. Un bel problema soprattutto per la partita d’andata al San Paolo.

    Lucien Favre: è il Sarri francese. Anzi, svizzero. Sessant’anni a novembre, un passato da ottimo giocatore ma discontinuo, centrocampista col vizio del gol, viene ricordato da Rummenigge, che ci giocò insieme al Servette, come “un ottimo compagno di stanza, ma implacabile: parlava di tattica a ogni ora e mi riempiva di domande sulle mie esperienze passate”. Ludovic Magnin, suo calciatore all’Echallens, dove cominciò ad allenare, racconta che “mi accompagnava a casa in macchina. E non smetteva di darmi indicazioni, usando il vetro appannato lato passeggero come lavagna tattica”. In Svizzera (Zurigo), Germania (Herta Berlino e poi la favola Borussia Mönchengladbach, con il connubio straordinario con il ds Max Eberl) e ora in Francia lo chiamano “l’uomo dei miracoli”. Lui si schernisce dicendo che “nessun allenatore è Harry Potter” ma intanto continua a far arrivare squadre medie molto in alto, scoprendo tanti giocatori (tra cui i “nostri” Inler e Dzemaili, che lo considerano come un padre). Circolazione di palla, fraseggio breve e organizzazione di gioco - vi ricorda qualcosa? - sono i suoi comandamenti. Molto organizzato in difesa - sembra il Sarri del primo anno azzurro, quello di un solo gol subito in 8 partite: gli avversari fanno una fatica dannata ad arrivare davanti alla porta - è decisamente più duttile del nostro mister tatticamente. Ama il 4-4-2, non disdegna il 4-4-3 e il 4-2-3-1. Per lui il giocatore polivalente non è quello che sa interpretare tanti ruoli, ma colui che sa interpretare il suo ruolo al meglio in tutti i sistemi di gioco. E’ l’unico ad aver domato Mario Balotelli. Forse.

     

    PRO
     

    Yoan Cardinale: era il terzo portiere, fino all’autunno passato si trastullava tra anonimato e mediocrità. Poi due infortuni fermano titolare e riserva ed ecco la parabola alla Julio Sergio. Diventa titolare e non esce più. Carismatico, uomo spogliatoio, bravo con i piedi, negli anticipi e nei tempi d’uscita, specie su quelle basse. Il fisico lo penalizza: 1,81 per 84 kg. Autore di diversi miracoli - e conoscendo la tradizione del Napoli con i portieri scarsi, con noi farà il fenomeno -, non disdegna papere e disattenzioni. Nei tuffi è coreografico ma non sempre efficace, è adorato dai tifosi, meno dagli addetti ai lavori.

    Dante: è il nonno di un gruppo che è nato tutto o quasi negli anni ’90. Trentatré anni, brasiliano, fu tra i protagonisti del triplete del Bayern nel 2013. Ora, però, la sua lentezza che già prima faceva fatica a nascondere con l’esperienza, si è accentuata. Comanda bene la difesa - e sta facendo crescere bene i giovani del reparto, Sarr in testa - ma a volte disobbedisce a se stesso, non tenendo il loro passo. Campione e chioccia che mostra qualche limite dovuto all’età: il nostro tridente dovrà puntare la sua folta capigliatura per cercare e trovare le poche falle della difesa nizzarda.

    Panchina corta: i titolarissimi, come dimostra la prima metà del campionato scorso, sono di livello assoluto. Appena hanno marcato visita per infortuni, squalifiche e stanchezza, le riserve non sono (sempre) state all’altezza e il Nizza ha tenuto botta, ma retrocedendo in classifica e anche nel gioco. In un’estate in cui già avrà due preliminari durissimi con l’Ajax e due giornate di campionato sulle spalle, potrebbe essere un limite, soprattutto sulla lunghezza dei 180 (o peggio, 210) minuti.

    Calciomercato: il Nizza, per ammissione del suo ds Julien Fournier, “è un cantiere aperto”. Jean-Pierre Riviere, che ha portato lo stadio e una società sana, presidente ma non più proprietario, potrebbe non riuscire a (con)fermare i suoi giocatori migliori. I top player, distratti dalle tante sirene di mercato, potrebbero non giocare serenamente. E alcuni di loro, si spera, vengano ceduti prima delle due partite con gli azzurri. 

    Tattica: Favre è una volpe. A volte però, tende a strafare: se è in difficoltà o sotto nel risultato, azzarda non di rado il 3-4-3, modulo molto rischioso contro il Napoli. Il suo 4-4-1-1 (“scoperto” grazie alle assenze di Plea e Balotelli, per loro fortuna quasi mai contemporanea), quando il risultato è a favore del Nizza, è ostico per chiunque. Ama giocare, non fare catenaccio: sappiamo che il Napoli si trova meglio con chi si misura a viso aperto. Non ci stupirebbero match senza esclusione di colpi e con tanti gol. In cui a far la differenza, speriamo, saranno anche gli interpreti, di caratura tecnica maggiore dalle nostre parti.

    Catena di destra: dalle parti di Insigne e Ghoulam, Favre non se la passa benissimo: Souquet, il laterale basso, è uno degli elementi meno dotati della squadra, Sarr è troppo irruento e più adatto al centro della difesa, mentre Eysseric, quando capita da quelle parti è scarso in fase difensiva, così come Less Melou. Lì, si può far male.

    Mario Balotelli: Dottor Mario e Mister Balotelli. Tante volte lo abbiamo visto entrare nel lato oscuro di se stesso e diventare l’uomo in più. Per l’avversario. Se si estranea e si deprime, diventa un peso per la propria squadra. E le sue intemperanze, a volte, provocano inferiorità numeriche non solo apparenti. Può vincere da solo. Ma sa anche perdere benissimo, quando vuole. In più l’infortunio che gli ha fatto saltare quasi interamente la preparazione non dovrebbe fargli giocare il match del San Paolo. P.S.: Pepe Reina è tra i pochi a poter dire di avergli parato un rigore. E soprattutto è stato il primo a farlo.

     

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