Ritratto di Li Ka Shing
di Nello Del Gatto*
Il Napoli potrebbe avere gli occhi a mandorla e farsi in tre. Un gioco di parole per entrare in qualche modo nel gossip che vorrebbe la squadra partenopea pronta ad essere ceduta dal suo presidente a Li Ka-Shing, ottuagenario hongkonghino proprietario, tra l'altro, della 3.
Se la notizia fose vera, De Laurentiis avrebbe fatto bingo, centrando il bersaglio più grosso e ghiotto. Li, infatti, è l'uomo più ricco di tutta l'Asia, un continente nel quale non manca gente con il portafogli gonfio.
Li è quello che si dice un self made man. Nato il 13 giugno del 1928 da una umile famiglia della provincia cinese del Guangdong, nel sud, Li con la sua famiglia scappò a Hong Kong a seguito della guerra sino-giapponese. Poco dopo il padre morì di tubercolosi e Li abbandonò la scuola prima dei 15 anni per andare a lavorare in fabbrica. L'alone di misticismo e di agiografia che lo circonda, dovuto principalmente al fatto che l'uomo è molto impegnato nel sociale attraverso donazioni e fondazioni benefiche, vuole che a quel tempo Li lavorasse anche 16 ore al giorno. Nel 1950, apre la sua prima fabbrica di prodotti plastici, iniziando la strada verso il successo che lo ha portato a possedere una fortuna, stimata ad aprile di quest'anno, di 31,8 miliardi di dollari americani. Tre anni dopo l'entrata in borsa del 1975, Li compra la Hutchison Whampoa e poi la Hongkong Electric Holdings Limited. Con la seconda illumina mezza ex colonia britannica, con la prima gestisce di tutto. È infatti la più grande società al mondo di gestione portuale, con oltre il 13% di tutto il traffico container del pianeta; proprietaria di hotel, complessi residenziali e centri commerciali; ma soprattutto è proprietaria e fondatrice della H3g in tutto il mondo, con contratti nelle telecomunicazioni con colossi come Vodafone e interessi ovunque. Ma il quasi novantenne Li, che attraverso la sua fondazione tiene una forte quota di azioni di Facebook e di molte tra le app più diffuse del momento, è anche un grande filantropo, avendo donato milioni di dollari per le vittime dello tsunami e per quelle del disastroso terremoto del 2008 in Sichuan (Cina), ma donando anche milioni di dollari a diverse università americane e canadesi impegnate soprattutto in bioscienze e ricerche mediche. Li ha due figli, passaporto canadese, veste in modo molto sobrio (proverbiali le sue cravette monocromatiche e l'orologio Seiko al polso, valore 50 dollari). Non dorme molto, sveglia prima delle sei e ogni giorno più di un'ora di golf per tenersi in forma.
Cosa se ne farebbe del Napoli? Un gioco, un passatempo, anche se la sua storia dimostra che non è abituato ad affari non redditizi e vincenti. In passato il suo nome era stato avvicinato all'Inter e alla Roma, forse perché è il più in vista dell'Asia. Certo è che De Laurentiis farebbe un grande affare, e il Napoli pure. Ma, a scanso di smentite, potrebbe solo essere una mossa della società di azzerare le voci di malcontento intorno alla squadra, per una campagna acquisti inesistente e per dissapori vari. La tecnica potrebbe essere quella di far dire ai vertici: "Non è vero che siamo scarsi e non valiamo nulla, c'è chi si interessa al Napoli". Nell'attesa, io cambio operatore di telefonia mobile.
* Corrispondente Ansa da Shangai