La Fiorentina su Insigne. E’ arrivato il momento di cederlo?
di Domenico Zaccaria
Nemo propheta in patria. Da sempre la locuzione latina viene affiancata al mondo del calcio e a Napoli sembra essere più valida che altrove. Sono davvero pochi i napoletani che si sono affermati con la maglia azzurra addosso, che il più delle volte non mette le ali ai giocatori anzi pesa come un’armatura medievale. Lorenzo Insigne, lo “scugnizzo” che tutti amiamo e che non si offende quando viene definito così dalla stampa, si appresta a concludere la sua seconda stagione napoletana in Serie A. Dopo aver fatto faville a Foggia e Pescara con Zeman in panchina, ad accompagnare il suo arrivo era stato un clima di attesa degno di una star: finalmente un campioncino fatto in casa, tanti anni dopo Cannavaro e Ferrara!
Attese forse anche eccessive, ma in ogni caso ripagate solo in parte: i primi due anni di Insigne in azzurro sono stati caratterizzati da alcune giocate sublimi - la sua classe cristallina è indiscutibile -, da una grande propensione al sacrificio (nel ruolo di comprimario con Mazzarri prima e in quello di centrocampista aggiunto che gli chiede Benitez poi) ma anche da una difficoltà a metterla dentro che nessuno si sarebbe aspettato. Al momento il suo score parla di 7 reti in 71 presenze in campionato, 11 in 91 apparizioni se si considerano anche le coppe: una miseria per un attaccante dotato come lui. Eppure, se nella scorsa stagione Lorenzo aveva l’alibi dell’impatto con la massima serie ed era stato relegato da Mazzarri nel ruolo di sostituto di Pandev, quest’anno la fiducia di Benitez nei suoi confronti è stata quasi incondizionata. In pochi hanno giocato quanto Insigne e hanno potuto godere di tanta continuità; l’allenatore spagnolo gli chiede di sacrificarsi anche in copertura, e questo è innegabile, ma lo stesso fa con Callejon e Mertens: eppure lo spagnolo e il belga alla fine risultano quasi sempre più convinti, “cattivi” e decisivi di Lorenzo, soprattutto in zona gol.
I fischi e i mugugni che hanno accompagnato diverse sue prestazioni, quei dribbling insistiti che spesso non riescono, quei tiri a giro che a Pescara entravano sempre e a Napoli mai, sembrano aver scavato un solco tra Insigne e i tifosi azzurri più profondo dell’episodio (poi rientrato) del “vaffa” nella partita di Coppa Italia contro la Lazio. Da un lato c’è un pubblico deluso dalle prestazioni di un potenziale fenomeno che sembra non sbocciare mai, dall’altro c’è un giovane che non si sente apprezzato al 100%. E in mezzo si è aggiunto un terzo incomodo, la Fiorentina, che stando ai rumors di mercato sarebbe disposta a contendere Insigne a un paio di squadre inglesi interessate da tempo. Ovviamente a suon di milioni: venti, pare. “La Fiorentina su Insigne? Non posso smentire: so che il club viola ha espresso in passato grande ammirazione per Lorenzo. Passare da Napoli a Firenze vorrebbe dire avere più o meno le stesse ambizioni, non credo che la Fiorentina sia una società inferiore al Napoli, però è ancora presto per parlare di mercato”, è il messaggio, nemmeno tanto velato, lanciato ieri dal procuratore Antonio Ottaiano. E allora l’impressione è che ci stiamo preparando a un’estate di voci e riflessioni: a fronte di un’offerta concreta, stavolta la società sembra propensa a discuterne. E lo stesso Insigne non metterebbe più la mano sul fuoco rispetto a una sua permanenza a vita in azzurro. “Voglio essere per il Napoli quello che Totti è per la Roma”, disse Lorenzinho solo pochi mesi fa. Ora sembra passato un secolo.